— 61 — rienza secolare, progressivamente creando ed allargando la robustezza di un nucleo sociale saldato dai più umani vincoli, non rappresentavano certo, nell’arco centrale dello sviluppo storico veneziano, un residuato storico! Il tempo non era decrepitezza, ma misura di perfezione; la nobiltà non era sopraffazione, bensì documento che provava non solo un lavoro di costruzione secolare, ma l’esistenza di un organismo economico più temprato congiunta ad una vagliata attitudine a ricoprire i più difficili uffici. Da questo lato, si può avvertire e spiegare la ragione per cui la legislazione veneziana si opponga ad allargare il nucleo centrale direttivo delle sue famiglie patrizie; e non già questo per un moto di egoismo, ma per serbare ai nuclei, proprio più temprati ed atti ad agire, il loro più valido, perfetto contributo alla collettività. Quanto e come vitale era il fenomeno dei gruppi nobiliari, fenomeno allora non semplicemente storico, ma dinamico, vivo, precorrente ogni altra forza; fenomeno d’avanguardia e preannunciatore! Allargare le cerehie delle (più nobili) famiglie significava immettere nel potere esecutivo forze che potevano non essere temprate e solidamente attrezzate per reggere i destini di uno Stato; significava immettere organismi nuovi, attivi magari pur essi, ma non muniti di quell’esperienza e di quella preparazione approntate dalla scuola di più generazioni; significava immettere organismi poggiati su limitate basi finanziarie, non provati nella loro resistenza e saldezza. Le mura, irrobustite nel tempo, più profondamente piantate, segnavano invece le linee di una audace costruzione che serbava la sua snellezza perchè non era superata da grosse mura aderenti; e la sveltezza di una costituzione, che sarebbe stata impedita nell’azione da eccessive soprastrutture, aderiva celermente alle mutate situazioni attraverso un potere espressione dei nuclei fattivi, centrali, i quali in sè rispecchiavano la potenza repubblicana. L’ingombro di una costituzione, che doveva rappresentare sempre interessi generali vastissimi, scompariva infatti al vaglio di un largo potere famigliare che agiva sul potere esecutivo, legato indissolubilmente non ad una famiglia ma alle famiglie venete, proprio mentre il senso realistico degli antichi veneti si rispecchiava nel sistema di proporzionare sempre con rigore le cariche agli organismi più adatti ed alle competenze provate nella direzione di nuclei più forti. Ma, se la famiglia veneta più nobile costituisce un elemento fondamentale verso cui si sviluppa il fenomeno accentratore, pure le famiglie nuove sono tanto tra loro unite nella città madre che in colonia riproducono l’assetto tenuto un tempo nella metropoli.