— 171 — raggiunto un grado di saturazione che impedirà o muterà il processo iniziale di scambio. Noi dobbiamo soffermarci ora a conoscere la fase più interessante di tale colonizzazione : la fase iniziale. La libertà economica dell indigeno, la massima possibilità per lui di esplicare il suo lavoro di svolgere le sue attività, dànno teoricamente àdito ad una autonomia giuridica. Non si viveva allora in un regime di concorrenza. L’altissima autonomia del colono metropolitano aveva un seguito in quella posseduta dall’indigeno; il guadagno dello Stato metropolitano non derivava dai tributi od imposizioni sulla vita indigena considerata a sè, bensì dal movimento di scambio, dall ’imposizione indiretta. Nello scambio, attraverso lo scambio, il margine di guadagno per le due parti contraenti era grandissimo, e per questo un’imposizione tributaria sul risultato dello scambio, ancorché assai elevata, pesava in relazione poco, restando immuni i centri economici opposti, liberi di svilupparsi ed agire. Lo Stato colpiva con l’imposizione tributaria non la funzione, ma il prodotto di essa; non le sorgenti, ma la foce del corso. Sembra che lo Stato si disinteressi volutamente dal penetrare entro l’àmbito della vita economica indigena; sembra, forse meglio, che lo Stato penetri neU’ambito economico indigeno per indirizzare l’indigeno ad attuare, con maggiore efficacia, lo scambio: ma, come il privato guadagna il massimo in questo scambio, altrettanto lo Stato fonda, in questo movimento, le basi economiche della sua supremazia coloniale. Autonomia finanziaria congiunta ad una vasta autonomia giuridica, noi dunque osserviamo : autonomia finanziaria interna ed autonomia moderata dal governo, la cui opera tende a reggere alcuni popoli per indirizzare la loro attività ad attuare il confronto e lo scambio. Occorreva reggere vari popoli, vale a dire porli nella condizione migliore per tale confronto; occorreva guidare popoli indigeni, frazionati e dispersi, al contraente inglese od europeo. Lo Stato aveva la funzione d’un mediatore che sapeva abilmente attrarre e condurre due correnti tutelando di più gli interessi dei sudditi metropolitani. Il supremo interesse era il confronto; il massimo interesse era lo scambio con coloro che agivano all’ombra della bandiera d’Inghilterra. L’unità politica era saldata, favorita, continuata dal processo economico; il contraente indigeno trovava nell’inglese un contraente che offriva il suo prodotto ad un prezzo di assoluta concorrenza; il vincolo coll’indigeno era reso forte dall’interesse economico che nella lontana metropoli faceva scorgere un elemento di alto benes-