— 16 — punto, dai lidi orientali, le attività, irradiate dalla capitale, ma concatenate sempre a Venezia. Era dunque veramente il fenomeno coloniale una lesione dell'accentramento ? No, perchè l’accentramento metropolitano, anche se leso dal distacco degli uomini migliori da Venezia, partecipanti alla vita coloniale, veniva ripagato con un formidabile accentramento di alcune ricchezze, che facevano di Venezia la dogana universale dell’Asia nei confronti di quasi tutta l’Europa (1); era ripagato e bilanciato da un ulteriore successivo accentramento di popolazione verso la città capitale, il quale colmava i vuoti dei colonizzatori partiti, di nuovo aumentando, con un processo di continuità secolare, Vafflusso di popolazione che, appena saldata, si dirigeva alle attività coloniali. Perchè, bisogna notare, Venezia era una porta, una base, un punto d’appoggio d’un enorme fenomeno colonizzatore; punto quindi di concentramento, ma anche di immediata irradiazione delle attività richiamate al grido della « libertas veneta » (2). Il processo dinamico metropolitano, che, per le sue proporzioni e per la sua intensità, non aveva l’eguale in Italia, traeva il suo sviluppo da una base breve, isolatissima, accentrata; crogiuolo unitario da cui sorgevano i nuovi veneziani accanto all’elemento romano d’Oriente e di Occidente; anello stretto che fondeva in un moto deciso diversi elementi etnici per lanciarli alle terre d’oltremare. Che cosa infatti costituiva Venezia? Una piattaforma di raccolta, limitata a brevissime tracce di terra, la cui poca estensione, segnata inviolabilmente dalla natura, rappresentava quella muraglia di coesione tanto più sentita quanto più la popolazione cresceva, tanto più operante quanto più gli sviluppi demografici interni premevano, tanto più produttrice di forza per uno slancio coloniale quanto più gli uomini, crescendo nel loro numero, meno avrebbero sentito altrove la necessità di muoversi e di operare. Venezia realiz- (1) Così un negoziante veneziano del secolo XVII: il Giogalli. (2) La mobilità dei cittadini veneziani costituisce certamente il più grave ostacolo allo studio statistico della popolazione veneziana. I veri veneziani sono quelli spostati dalla metropoli con la colonizzazione accentrata, non cioè isolata o appena individuale. La popolazione metropolitana non rappresenta però che un settore di un enorme cerchio in rotazione, che forse si può appena valutare ad un terzo della popolazione veneziana totale. La forza del primitivo accentramento alla fine del ’500 è ancora visibilissima. Tomaso Contarini nel 1584 diceva che Venezia non era paragonabile che con due sole città: Lione ed Anversa, rispetto alla moltitudine di popolo. « Questa città si può dire che sia veramente come il centro del mondo per il concorso di tutte le nazioni », le quali, allettate dalle comodità del luogo, invitate dalla qualità del governo, chiamate dal proprio utile, governate dalle « giuste perpetue leggi della Repubblica », confluiscono e « vengono... a posarsi in questo nido » (Cfr. Orazione per l’erezione di un banco pubblico a Venezia, Venezia, 1856).