— 32 — veniente dalla terra; nemici, quando, dopo essersi cercati,... s’incontrano. 3. — A questo punto ci appare meno oscuro come si possa fondare un regime giuridico di separatismo, nei confronti della popolazione araba (da non confondersi col separatismo verso gli altri accentramenti europei nella città coloniale), tale da perfezionare una netta trasformazione di attività; separatismo, messo in essere da due opposti capisaldi, ciascuno dei quali oscilla nell’equilibrio della città, la quale, nel suo complesso, subisce il valore economico prevalente o dell’uno o dell’altro. Ma forse nulla come il concetto sociologico-giuridico del contratto ci può dare più chiaramente una impressione dei rapporti che allora venivano a svolgersi tra i gruppi e le città europee coloniali ed i gruppi e le città indigene, subenti l’influsso del contraente più forte e più ricco anche nel potere della loro sovranità territoriale. Il separatismo si afferma come una individualizzazione, un inizio nei confronti degli elementi arabi; rispecchia, nel punto estremo, un accentramento base di attività, che si localizzano per riprendere nuovo slancio; ma il separatismo è ben diversamente rigido, deciso di fronte ad altri accentramenti occidentali, che, nei punti più delicati, vengono a confronto frenati da Stati diversi, i quali fanno le veci di terzi e di arbitri tra opposti accentramenti. Mentre, alla metà del secolo VIII, può dirsi chiuso il grande periodo bizantino in Italia (751, caduta di Ravenna), la dinastia degli Abbasidi, vedendo più limitato il dominio musulmano sul mare, sposta, come abbiamo visto, nell’Iraq il centro dellTmpero arabo, proprio di fronte ad una nascente Venezia che tende a riaffermarsi su salde basi di potenza internazionale, più tardi partecipando alle crociate per premunirsi anche da eccessive conquiste occidentali e prender così parte alle spartizioni delle città che i crociati si attribuiscono. Nel processo trasformativo, stabilitosi l’equilibrio, si anima un interesse reciproco tra sultani e veneziani ; interesse che trova sempre un punto d’incontro, da un lato, nella tendenza antiterritoriale (sviluppata a Venezia), dall’altro, nella tendenza mobilissima, sopratutto territoriale (sviluppata nell’IsIam). Novitatis et mutationis rerum cupidi sono definiti, in tarda età, gli arabi (1); ma che cosa meglio della tendenza antiterritoriale veneziana poteva allora aderire al mondo arabo, che s’interrava in direzione dell’india ? (1) « Sunt Arabes colore fusco ingeniosi ac subtiles..... novitatis et mutationis rerum cupidi ». Così Ludovico Godofredi.