— 114 — l’elemento veneziano, chiamato ad esercitare, nei punti vitali del dominio coloniale, le principali funzioni dello Stato (1). Ma , se anche le colonie non sono proprio, come quelle commerciali, le sorgenti della potenza economica della Repubblica, esse pur sempre sono forti baluardi operanti per questa, e, siccome, per l’attrazione delle comunità che si vogliono avvincere ed ordinare, si richiede un’opera delicata di governo, Venezia mai non deflette nè dal principio che l’organizzazione coloniale debba essere retta dall’aristocrazia del pensiero, nè dal principio che le cariche dei Reggenti e dei Provveditori dei possedimenti oltremarini debbano essere ricoperte dai cittadini migliori ed esemplari (2). L’autonomia economica, intesa nel senso che ogni comunità è capace di provvedere al particolare reggimento, è comprensibile nel considerare il valore della posizione geografica dei luoghi che, paragonabili, come quelli sul mare Egeo, a tante Gibilterre, vigilano, come punti d’incrocio, e sostengono una fitta rete economica d’immenso valore, ritraendo, con i dazi, redditi notevoli che talora servono non solo al governo locale ma anche a quello lontanissimo metropolitano (3). La concentrazione capitalistica, estrema e famosa a Venezia, concentrazione che è il risultato dell’accentramento demografico, possiede un séguito nelle città commerciali venete e nelle colonie di dominio, sostenute dalla Repubblica, la quale poi rafforza ed (1) Nell’ambasceria già citata, riguardante Candia, del 1325 (Arch. Stato Venezia, Duca Candia, busta 50), vi sono elementi che provano con quale interesse Venezia perseguisse la realizzazione dell’autonomia, agevolata, diremo, da veneti: « quod medietas omnium officialium tam intus quam extra Insulae Cretae eligant, et constituant prò Do-minum Ducham tunc, et suum Consilium, sunt sit modo ex pheudati et oriundi Candide includendo et intelligendo tamen in huius modi medietate nostros Venetos qui ad ipsam insulam irent, et habbitarent cum eorum uxorem vel familia, et hoc tantum duret ad beneplacitum nostrae dominationis ». (2) In una deliberazione tratta dal libro Stella riguardante Candia e Cipro si legge: « ...si come sempre far se solevano el si mandino gentilhomeni nostri di tal existimatione, et auctorità: che tutti gli habitanti sopra quelle stiano contenti sotto l’ombra, et dominio della nostra Serenità ». Il Duca, il Capitano, i consiglieri di Candia, il Provveditore di Cipro si debbono eleggere in Pregadi e « per quattro man de election nel maznr conseglio si come avanti far si solevano : et si consilium est contra sit revocatum quantum in hoc, et a questo medesmo modo sia etiam electo baiuolo nostro de Costantinopoli ». Si badi che l’elezione di questi ufficiali è devoluta direttamente e immediataniete al Maegior Consiglio, vale a dire, alla più grande assemblea costituzionale veneziana. Quanto lontana era Venezia dalle aberranti consuetudini, seguite da alcune nazioni dell’epoca moderna, di spedire in colonia i rifiuti della società o gli ufficiali più inetti! (3) Così si ravvisa a Candia in una copia di una deliberazione del 1312 (A. Stato Venezia, Comp. leggi, v. Candia): « Quod mittatur precipiendo Duchae, et Consiliariis Cretae praesentibus... quod omni anno debeant mittere Venetias yperpera duo millia omni occasione remota, facientes nichilominus deponi omni anno due millia yperpera de introitihus et proventibus... qui non debeant inde accipi vel moveri... ». Si vedano pure i Capitula Nauplii, già citati.