— 199 — vato, si è trovata in pieno ’600 tra una saturazione nel Levante ed una saturazione in Europa. Lo scambio si moderava paurosamente; lungo i margini marini, le città viventi sul confronto lavoro accentrato - terra e popolazione rada subivano un violento colpo nelle loro economie, arrestate anche nello scambio locale. Il confronto era ridotto a ben poco in relazione a quello fortunatissimo del ’200 o del ’300; Futilità del confronto attirava altrove gli uomini, sulle vie degli Oceani. Ma per il confronto vi sono due elementi, due basi. Non è detto, infatti, che la saturazione della base coloniale debba raggiungere inevitabilmente e sempre l’equilibrio, e, con l’equilibrio, la condizione della base metropolitana. L’Oriente mediterraneo, questo Oriente che fu la culla della grandezza dell’Italia medioevale, sembrava chiuso ad ogni forma di espansione coloniale. Invece esso rimaneva pur sempre un campo di espansione, non più, purtroppo, delle grandi Repubbliche italiane, ma delle giovani nazioni industriali. Noi osserviamo che il confronto e il distacco permanevano, per effetto di un più alto edificio metropolitano dominatore. Vi era, infatti, un pareggio tra la qualità del lavoro umano della metropoli e la qualità del lavoro umano nelle terre del Levante, ma non un livello tra lavoro industriale e quello (umano) del Levante ! Però il caposaldo si spostava dall’Italia alle nazioni del centro e del nord Europa, nelle quali l’eccesso stesso di popolazione, che sembrava quasi impedire per sempre la possibilità di attuare un fortunato confronto, era incentivo a trovare sempre nuove risorse (1). Diceva il Valier che « la penuria è madre dell’industria, et la difficoltà nell’ottenere fa l’uomo ansioso nel custodire » (2). È esatto. La spinta dalla terra, ricca di prodotti, proveniva dalla necessità di vivere, dal bisogno. Anche allora gli uomini stupiti si meraviglia-vano di un progresso che taluni ritenevano mai raggiunto e mai passibile d’esser superato nel futuro. È stata un’illusione. L’equilibrio economico che annulla lo scambio, l’equilibrio in senso assoluto era irraggiungibile perchè gli uomini, come fine principale, si sono proposti anche lo scambio. Si spostava sì, nello spazio, uno dei grandi gangli dell’economia mondiale; l’equilibrio relativo in certi settori era raggiunto; ma rimane- (1) La tendenza comunale, diremo, degli Stati italiani nel secolo XVII, che forse può essere giustificata dalla difficoltà di trovare ricche risorse dalla terra, cercava di serbare invece ancóra il massimo vuoto periferico attorno la città, sfruttando, quanto più possibile, il confronto antico. È questa una delle ragioni che ebbe a ritardare il processo unitario della nazione italiana. (2) Arch. Stato Venezia, Relazioni, b. 5 (1615).