— 172 — sere. Rettori, dovevano essere gli inglesi, i quali poi dovevano preoccuparsi di ottenere e conservare l’equilibrio contrattuale. È bene esaminare, ora, più da vicino, in quale posizione si trovava il nucleo metropolitano in colonia* 3. — Non sarà certo superfluo intanto osservare, nel suo movimento, sotto altro aspetto, la genesi economico-giuridica dell’auto-nomia coloniale. Dobbiamo considerare la posizione del nucleo metropolitano nei confronti con la popolazione indigena. La posizione, precedentemente notata, era questa : indigeno, colono metropolitano, Stato metropolitano. Ora osserviamo più direttamente il colono metropolitano e lo Stato metropolitano. Bisogna intanto stabilire la funzione del colono metropolitano. Il colono metropolitano si può sostituire all’indigeno come si può sostituire al cittadino metropolitano. Il colono metropolitano che attua lo scambio con la metropoli, senza essere produttore nell’economia locale, può essere soggetto ad un regime di parificazione, e così pure, mi sembra, il colono che ha assunto una vita economica opposta, destinato ad animare e perfezionare lo scambio. È vero che la sua vita economica è opposta, ma è pur vero che essa deve o dovrebbe essere costantemente operante verso la metropoli. Soprattutto in previsione di un minore, affievolito movimento di scambio con la metropoli, in previsione cioè di un assetto economico coloniale chiuso, si debbono ritenere ben poggiati gli ordinamenti che abbiano sanzionato fin da principio una parificazione. I cittadini metropolitani in colonia, quando sono infatti elementi di raccordo ed anche quando non lo sono, debbono essere sempre cittadini metropolitani, e specialmente allorché la loro vita economica sembra meno connessa a quella dei cittadini che risiedono nella patria lontana. Essi avevano un tempo la funzione di una forte aristocrazia : lo proclamavano i veneti, lo ripetevano gli inglesi. Come elementi di scambio e come mezzi produttori, mai, possibilmente, dovevano perdere la loro individualità naturale ed antica. Senza dubbio un regime posto su un piano di equiparazione fin dall’inizio avrebbe potuto, in processo di tempo, attutire dolorosi distacchi, prodotti dal minore movimento di scambio. Ad ogni modo si scorge, anche da questo lato, come e perchè si giustifichi un regime ad altissima autonomia. Ancor più, sotto l’impulso dei cittadini originari della metropoli, avvinti ad essa economicamente e giuridicamente, la vita economica coloniale viene por-