— 198 — Prencipe applicato alla loro difesa, et aperta, per riparare col proprio discapito le loro perdite. È questa un’arte di governo applaudito e peculiare di questa grande Repubblica che sa non solo dominare li Vassalli, ma incatenare li cuori, e renderli intieramente soggetti e rassegnati alle pubbliche disposizioni » (1). Ma consigliava diversa-mente coloro che erano chiamati a regolare i rapporti esterni. « Il cimento — egli affermava — più arduo, e più pericoloso della prudenza è quello della neutralità, particolarmente, quando non sia fiancheggiata da tali forze che possano dar legge al vinto e ressister al vincitore » (2). Internamente la pianta del governo, del reggimento coloniale non si poteva mutare. La forza di Venezia non era solo nella metropoli, ma era dilatata, era sostenuta da tutta la corona delle città marine impegnate in una lotta economica paurosa. Il governo coloniale doveva sì essere forte e perfetto, perchè, dicevano i veneziani, la « reputazione è madre dei governi », ma non poteva staccarsi dai sudditi frapponendo quasi una barriera. Si sarebbe forse rotto un legame d’acciaio, un legame diretto al cuore della metropoli, che dirigeva un assetto unitario tanto più saldo e sensibile, quanto più esteso nello spazio (3). 2. — L’indagine ci ha portato più lontani pensando all’epoca moderna che sembra sempre più chiusa ai più fortunati confronti economici. Eppure il legislatore moderno non può ignorare il fenomeno del confronto che segna una pagina fondamentale nella storia dell’economia del mondo. Il nostro studio ci può dimostrare che le basi teoriche del diritto coloniale moderno, le sue fasi di trasformazione e di sviluppo, sono anche in diretta funzione con l’economia, più specialmente col fattore « scambio ». Finché v’è scambio, vi è un controllo moderato; quando non v’è scambio, subentra un controllo più assoluto per parte della metropoli; quando il controllo non agisce, subentra la fase d’indipendenza della colonia. L’epoca dei grandi fortunati « confronti » è oggi su una fase di regresso, ma non si è chiusa. Anche Venezia, come abbiamo osser- (1) Arch. Stato Venezia, Relazioni, b. 77. (2) Rei. cit. (3) È nota la estrema sensibilità della metropoli inglese per tutti i problemi coloniali. « La fortune de la Grande Bretagne — afferma il Pinon — éparse sur tous les Océans, est exposée à tant de hasards et de perils, que l’on s’explique la nervosité inquiète de l’opinion publique; elle résulte des conditions mémes de l’existence écono-mique... » (L’empire de la Mediterranée, Paris, 1904).