176 — Questo aumento di lavoro, animato dalle società indigene, questa svalutazione del lavoro prodotta dal prolungato modo di scambio, per cui anche un tipico oggetto della meccanica moderna contribuisce a livellare, quando offerto all’indigeno, il disquilibrio, mutano radicalmente le basi dei regimi coloniali. Di grande interesse è, senza dubbio, seguire, seppure a larghe fasi, la trasformazione che ripete per molti aspetti, fatte le debite proporzioni, il grave problema dei Comuni italiani e delle città coloniali d’Oriente, posti di fronte all’aumento del lavoro territoriale e della popolazione territoriale. Col diminuire dello scambio, diminuisce l’utilità di quella coesistenza che è sanzionata da un vero e proprio contratto. L’interesse dell’indigeno diminuisce; ma anche l’interesse del colono metropolitano diminuisce perchè non può più ottenere i favolosi guadagni di un tempo. Però è necessario considerare la posizione del colono metropolitano il quale si appoggia ad un predominio acquistato. Il colono metropolitano ha già in suo potere ciò che egli desiderava di più : la terra; egli vive dei risultati di un contratto; egli vive sugli effetti di questo. Egli ha un predominio, spesso giuridico, sulla terra, ma non effettivo; è antiterritoriale come l’antico veneziano: ma è ben differente la sua posizione di fronte ad una società indigena divenuta ricca di lavoro! Che fare? Io qui ricordo il movimento della città coloniale veneziana del Levante che, di fronte all’aumento della popolazione territoriale, non indugiava a prender piede sulla terra per un maggior controllo del lavoro extra-cittadino. Non bastava più il ganglio del Comune italiano, accentrato, geloso, « condensatore » di lavoro, come non bastava più tardi forse la celebre Compagnia olandese delle Indie orientali, la quale aveva fondamento — come diceva Vincenzo Gussoni — da « negotio incaminato et ricco ». I piccolissimi, impercettibili, ma potenti centri metropolitani in colonia si trovano allora ad una svolta gravissima del loro destino. Come conservare lo scambio famoso, come arrestare il procedere del lavoro concorrente, come regolare l’afflusso delle popolazioni indigene sulla terra, coltivata con impeto nuovo, avidamente richiesta dagli Stati dell’Europa, densa di uomini? Si può rispondere in questo modo : con un più intenso controllo regolatore del lavoro indigeno e della società indigena. Qui ci appare la causa della trasformazione del nuovo tipo di regime coloniale. Ma il nucleo coloniale possiede anche un altro mezzo, quello di potenziare in loco tipi importanti d’industria, frenando mediante