— 158 — da quella del territorio circostante. « Ben compresi — egli dichiara — esser vero ciò che di questa città vien detto Città delle Provincie emula, contenendo in sè maggior forze, più Popolo, e ricchezze, che non hanno i Regni, et le Provincie intere ». Distrutta dalla peste, tale città risorgeva come per incanto. La penetrazione a grandi masse della gente di terra e dei turchi « selvaggi e campestri di prima origine » — come li chiamava Giovanni Battista Donà — nell’àmbito cittadino dà un colpo gravissimo all’antica economia delle potenti metropoli; sembra che l’economia cittadina esasperata si debba spostare quasi a grandi tappe verso l’estremo Occidente. Maffeo Veniero diceva, nella sua relazione dell’anno 1582, che, dall’ordine, dalla grandezza « et dalle commodìtà che il turco ha in campagna si vede che egli è non meno della campagna habitatore, che della città forestiero ». Gli ambasciatori veneziani notavano poi che nelle città abitate dai turchi non si vedevano, in generale, che confuse masse di casamenti di legname « mal intesi senza vaghezza alcuna di palazzi, di strade, di piazze », e, per molti aspetti, osservavano le abitudini turche anti-cittadine. Ma tale era, in pieno ’600, la pressione demografica territoriale in tutto l’Oriente mediterraneo, tanto ampio e celere il processo di saturazione di popolazioni territoriali, che veramente i margini delle terre del Levante erano divenuti un campo inutile, non solo per l’espansione coloniale cittadina europea, ma per la conservazione di stabili nuclei cittadini. Senza dubbio, più che le colonie cittadine operanti in loco, con la perfezione dei mezzi di comunicazione, con l’affinarsi dell’industria nelle metropoli, bastavano gruppi isolati di commercianti che, giunti dall’Europa, esitassero alcuni prodotti sfruttando così il bisogno della produzione industriale nell’àmbito di una popolazione agricola che animava da sè, che da sè produceva i semplici centri cittadini (1). Qualsiasi gruppo di lavoro accentrato allora decade; alle colonie cittadine, sembra si sostituiscano taluni principali prodotti di metropoli industriali; scaduto il valore del lavoro umano, è soltanto l’intensità di questo ed una sua minore retribuzione, che possono portare ancora un predominio nell’àmbito di vasti gruppi di popolazioni agricole. Il predominio cittadino, legato al lavoro manuale, decadeva senza il vuoto demografico periferico, ma permaneva quando era applicato in terre più lontane, oltre Atlantico, sulle rive dell’Oceano (1) Anche nell’Oriente mediterraneo sono appariscenti le fasi di trasformazione che possono identificarsi nel predominio cittadino, nell’equilibrio cittadino-territoriale e nel predominio territoriale-agricolo controbilanciato, più tardi, dall’espansione industriale.