— 52 — Guai se la nave, espressione pura del (solo) lavoro umano, si fosse sottratta a queste correnti! Se la forza dell’accentramento è aspra entro la città, nei confronti dei cittadini, allo scopo di creare e serbare la libertas veneta, la forza dell’accentramento navale, che esteriormente ci appare come gelosia, è asprissima, non solo perchè con la nave vi è la pratica necessità di serbare una massima forma collaborativa interna (che deve controbilanciare la minore libertas veneta prodotta dal distacco dall’accentramento base), ma perchè nella nave sta Velemento primo della potenza veneziana operante, sebbene staccato, in favore dell’accentramento. Non basta infatti che la forza assorbente degli accentramenti comunali sia intensa e continua : intorno ad essi vi deve essere un vuoto, quel vuoto, cioè, rappresentato da economie terriere caratterizzate da un lavoro particolare disperso, o quel vuoto che serbi l’esclusività delle attività veneziane, il cui valore è veramente altissimo e si conserva veramente tale in quanto non vi sia una concorrenza che ne danneggi il predominio. In quest’ultimo concetto (difesa da una concorrenza, e quindi, difesa dell’esclusività) sta la tendenza che provoca un movimento gelosissimo di accentramento navale. La nave doveva allora operare entro il mondo veneziano, mai doveva penetrare in questo vuoto esterno, agendo, per altri accentramenti, a danno dell’assetto veneziano! Un vivido esempio, per quanto già tardo, di tale principio, ci danno gli Statuti del doge Pietro Ziani. La nave di un veneto non si può vendere che a veneto o a veneti : anche ad estranei può essere alienata la nave purché costoro però la distruggano o la disfacciano (1). Quando la nave esce dalla sfera del dominio dei veneti deve perdere la sua natura e, soltanto se questa è realmente perduta, può passare nell’altrui dominio. Ma questo attaccamento degli elementi veneti alla nave trova pure una causa nella permanenza, assai prolungata, dei veneti sulla nave, che partecipa ad un movimento, estesissimo per lo sviluppo della flotta, ma, proporzionatamente all’epoca attuale, assai tardo. Questo movimento immane ma lento, che localizza, quasi, agli orli e sui mari, i veneti, ci spiega uno dei caratteri essenziali e quindi etnici delle genti venete, genti pelasgiche, che nella loro vita quotidiana perfezionano al massimo la navigazione con un sistema il (II Capitulare navium (1229): « Iuro... nec illam... numquam vendam nee vendi faciam, nee dabo nec dari faciam. neque dari committam, per ullum ingenium vel argumentum quod possit, nisi venetico vel veneticis... ».