— 143 — nella valorizzazione del fenomeno cittadino steso ai margini del grande corso veneziano. Nel 1540, Francesco Bernardo notava a Creta una pericolosa scissione tra Gentiluomini, Borghesi e uomini della terra certamente prodotta dalla concorrenza dèli’economia territoriale con quella prisca cittadina; Marco Basadonna notava nel 1546 l’aumento della popolazione nell’isola di Zante; Antonio Barbarigo nel 1549 riferiva che la Canea ed il suo territorio erano « benissimo popolati » (1). Questo fermento di vita non trova però i veneziani semplici spettatori. Andrea Vincenzo Querini, nel 1553, afferma d’aver « cercato » con ogni mezzo dar animo a ognuno di venir ad abitare a Cerigo, e si compiace di aver osservato un aumento notevole della popolazione alla fine del suo ufficio. Leonardo Loredan, Rettore della Canea, che alla fine del suo reggimento si vanta di aver governato la città avendo sempre innanzi cc il beneficio pubblico et l’honore » suo, riconferma nel 1554 aumentata la cifra riferita da Antonio Barbarigo (2). L’accentramento della popolazione nelle isole costituiva inoltre una salda garanzia per avvincere forti nuclei al tronco economico marittimo che assorbiva, per l’armamento delle navi, gruppi rilevantissimi di popolazione, proprio dalle isole, chiamate da qualche magistrato veneziano il « giardino delle galee » della Repubblica (3). Le isole erano le colonne dell’impero di Venezia, l’appoggio del gran ponte veneziano, i nuclei che, pur talora partecipando alla vita territoriale, meno subivano la forza preponderante della stessa; la saldezza dell’unità metropolitano-coloniale piantata e saldata ancora a Candia. Diceva Sebastiano Veniero: «Non voglio negar che Corphu non sia la porta del nostro golfo, el Zante passo di tutta la naviga-tion di levante, Cipro la conservation della nave et degli datii del sai di terraferma »; però poneva in rilievo che di tutti i luoghi molti potevano da sè difendersi ma « niuno et tutti insieme » potevano « dar soccorso ad un altro eccetto l’isola di Candia » (4). Aumentare nei gangli insulari il numero di coloro che vivono del- (1) « nella città si trovano anime 9992: tra le quali vi sono nobili veneziani 97 et nobeli cretensi 111... ». (2) « La città è molto populata, per esser redutti ad habitar in quella assai Napolitani, et Malvasiotti, et ha anime numero diese mille ». ■(3) Così Paolo Giustiniani, capitano di Zara, nel 1553. (4) Ricordava essergli stato riferito « ch’el Regno di Candia era un bastone, che chi l’havesse in mano daria gran bastonate... » (Rei. 1551).