— 88 — La « libertas » veneta, spesso poi, nello sviluppo centrale dell’egemonia economica veneziana, è garantita dagli stranieri, ma non perchè tale garanzia sia provocata dai veneziani, bensì perchè gli stranieri traggono un notevolissimo vantaggio dall’avere tra loro i figli della potente Repubblica. 4. — Libertas economica e libertas giuridica rappresentano due aspetti di una posizione che i veneziani cercano di conquistare e mantenere nell’Oriente. Sono le due corazze che difendono da forze resistenti, da attriti, da pesi, la loro attività. Poter agire facendo funzionare ai margini dell’Asia e dell’Africa il poderoso meccanismo economico, che, quanto più si estende saldato nelle sue parti, tanto più sembra prendere forza e vigore, è un interesse altissimo, che bisogna garantire per arrivare ad una stabile e sicura situazione. Tutte le miriadi di centri coloniali, piccoli od estesi, sono animati dall’idea della libertas : tutti debbono provvedere a se stessi. Ma, se Venezia antica è divenuta nota per il senso politico dei suoi cittadini ed è stata fucina di diplomatici, legislatori ed uomini di governo, ciò certamente è stato il prodotto della sua espansione, che costringeva il singolo e temprarsi nel mondo esercitando soprattutto immediatamente per se l’arte del governo in un confronto difficile con i più diversi popoli della terra. Da Venezia si lanciavano quasi tutti i suoi cittadini che, dopo un aspro e lungo tirocinio, ritornavano governatori, capaci di trasformare la metropoli in un centro di capi, animati da un senso politico estremamente realistico. Esser pronti infatti a mantenere ovunque la propria libertas significava dover organizzare ed essere capaci di organizzare ovunque un assetto di governo, immagine di un completo Comune, atto a provvedere alla vita quotidiana dei singoli. Ecco allora l’opportunità di dare assetto a quel regime coloniale veneziano che può essere esattamente definito di separazione economica (1). locale si poneva alle dipendenze dei commercianti veneziani. Il patto col Re di Cipro del 1360 (cit. in Marin) stabilisce che i veneti « godranno per tutto il regno delle franchigie nei dazi, telonei, pedaggi, diritti di commercio si nel comprare che nel vendere, nel misurare e pesare, ed entrando e sostando e fermandosi in qualunque posto noto e permesso... ». Spesso si stabilisce che i veneziani debbano essere dalle popolazioni locali « onorati e custoditi ». (1) A mio avviso tutte le organizzazioni cittadine medioevali sono dominate da un separatismo che rispecchia sempre il fattore popolazione (limitato). La città ottiene il massimo soltanto se assorbe le limitate principalissime forze, che possono rendere soltanto e più se, a loro volta, si organizzano differentemente. La città moderna satura di popolazione è dominata, invece, da un vasto fenomeno di interferenza, per cui i gruppi sovrabbondanti si sciolgono e si innestano alla vita di altri gruppi che perdono la loro individualità e la loro compattezza.