— 6 — trionale, dedita all’agricoltura, che ignorava o pochissimo esercitava la mercatura, poteva sì essere considerato un pericolo, ma poteva pure essere valutato come base di un esteso sfruttamento, un enorme mercato assorbente di principali beni mobili, avidamente richiesti da una così vasta società, intenta invece solo a trarre faticosamente dalla terra gli alimenti quotidiani, aliena, per sistema giuridico, e quindi per natura, come ai tempi di Cesare e di Tacito, dal volersi stringere per fondare e dar vita ad un fenomeno cittadino (1). Come ai tempi di Cesare il fine principale dei Germani è quello di non aver confini nè vicini nè lontani (il che costituiva allora la « maxima laus » per la civitas), come, più tardi, ai tempi di Tacito, viene riconsacrato il principio che i Germani non tendono a creare una città, ma vivono separati ed in località differenti (2), altrettanto, con una continuità persistente e lineare, si riafferma, anche al tempo della Venezia nascente, un sistema di sfruttamento della ricchezza prima legato alla terra, faticoso ed intenso, proporzionatamente poco redditizio, incapace di poter produrre alcune ricchezze mobiliari, industriali, più generalmente richieste, e proprie di un fenomeno collaborativo cittadino. Ma il fenomeno accentratore demografico, produttore di alcune ricchezze mobiliari o di altre forme di lavoro, provoca, fin dall’inizio, il sistema dell’accentramento commerciale perseguito ad oltranza nell’economia veneziana con una dura, severa tenacia, che è sempre un vivido continuato riflesso dell’accentramento cittadino, il quale lega una enorme parte dei cittadini veneziani, dediti presto alla navigazione, alla madre patria, non con vincoli formali, ma con correnti e raggi di attività che partono da Venezia e si concentrano di nuovo a Venezia. Perchè l’accentramento comunale non fermava il cittadino, non lo arrestava tra le acque della laguna, proclamate dal Senato le mura marine di Venezia. La forza dell’accentramento demografico, sempre più sviluppato, superava allora ogni forza decentratrice operante sul cittadino, tanto più bisognoso dell’accentramento capitale quanto più staccato e lontano; e ciò, sopratutto, per la necessità di sopperire al (1) La società germanica, per quanto ristretta, non solo non vuole confini, ma non li vuole neppure lontani. Cesare (De bello gallico, XXII) scorge a perfezione il sistema mobile della società germanica tendente ad una espansione decentrata piuttosto che ad un accentramento, combattuto per tema delle liti tra potentiores e humiliores e per evitare il pericolo d’una società divisa, vincolata a gruppi di commercianti. « Ne potentiores humiliores possessionibus expellant; ne adcuratius ad frigora atque aestus vitandos aedificent; ne qua oriatur pecuniae cupiditas, qua ex re factiones dissensio-nesque nascuntur; ut animi aequitate plebem contineant, cum suas quisque opes cum potentissimis aequari videat ». (2) Tacito (Germania, XVI): « Nullas Germanorum populis urbes habitari satis notum est,... Colunt discreti ac diversi... ».