in addietro a ciò chiamati. Tutte le spese occorse in ristauri et addizioni essersi fatte, senza che essi si opponessero, per conto publico da Baili pro tempore ; tenue pur troppo la corrisponsione di 200 piastre in prezzo di un tale stabile: rimmettersi però come in passato all’arbitrio di S. E. quelle operazioni, credute avesse di suo commodo, protestando solamente in forma solenne il loro possesso egualmente sul fondo, che sulle fabriche di qualunque sorte. Parevano per il tenore di una carta n.° 2, che rassegno in coppia, tra le espressioni di tale protesta riconfermati in certo modo i loro assensi alla contribuzione delle piastre 200 annue, sebbene reclamata precedentemente come tropo tenue nel tempo del fu Ecc.mo Sig.r Francesco Gritti. Ad ogni modo, o scordati di quanto aveano scritto, o glosandone i termini in proprio vantaggio, si avvanzarono con aperte istanze aH’Ecc.mo Sig.r Cav.r Dolfino perchè loro fosse accresciuta. Quanto resistente fu il zelo di S. E., altrettanto si mantennero essi insistenti, sino a ricusare a tempi consueti le rate che maturavano. Di tutto ciò si vede per i registri che ne fosse avisato l’Ecc.mo Senato ; mancano bensì le risposte, per quali io potessi essere illuminato delle publiche sovrane intenzioni. Veggo che l’Ecc.mo Dolfino dato si era a qualche maneggio, valendosi dell’opera del sig. De Fontenù, quale agiva allora le cose di Francia dopo la morte dell'Amb/, creduto da S. E. mezzo abile per condurre a patti onesti gli interessati medesimi, come da esso dipendenti, per la protezione che godono da quella Corona. Pare che fosse S. E. disposto sino all’accrescimento annuo di piastre 50. Ma il mediatore, più liberale, fecegli credere buon negozio riddurlo a cento, purché vi assentissero gli interessati, il che non si vede. Nei primi tempi dopo il mio arrivo non poche furono le visite che mi si resero su tal proposito. Mi mostrai sorpreso alla dimanda, che dissi allora poco rispettosa verso una si lunga e mai alterata consuetudine. Cercai di far loro comprendere quanto fosse ella fuor di ragione per uno stabile che per tanti e tanti anni aveva reso a patroni proffitto senza imaginabile spesa, non eccettuando il tempo delle guerre, nel quale, vacuo da Baili, rimase a loro disposizione il Bailaggio. Costanti nell’assunto, appoggiandolo alla differenza dei tempi (nel che vi è di vero) ricusarono il saldo tentai di farli esborsare del passato, e vi si tennero fermi per più mesi, lasciando il Testa, che faceva la figura per tutti, talvolta cadere qualche cenno che era intenzione de’ compagni alzare la propria porzione ; e qui facendo lui con industria la parte modesta, mostravasi di loro mal contento e agitato. Pensandosi per me che l’ascoltare proggetti sulla quantità era un cedere il più della causa, mai volli, privo come sono tuttavia delle pubbliche venerate istruzioni su questo punto, entrare in negozio ; anzi tenendomi fermo all’antico ed al solito, dissi unicamente che conveniva saldar la partita per il passato, e per l’anno all’ora entrante, e poi pensare all’avvenire. Sopra di ciò facendosi il Testa merito di buoni uffizi coi compagni si riddusse non non senza fatica a ricevere il saldo accennato, che anderà a terminare il marzo venturo, a condizione però che fosse per me rassegnata a Vostra Serenità l’umile supplicazione che ho detto di sopra, e che in nome loro ho l’onore di accompagnare. In questa dunque si comprende quanto di presente va in questione, cioè a dire un augumento ricercato da patroni sopra l’affitto, che da tempo immemorabile ànno essato in piastre 200 annue, e mai di più. Non v’ha dubbio che nello stato cui si vede in oggi riddotto questo Bailaggio, non vaglia più dell’affitto corrente, indipendentemente ancora da quell’augumento generale che godono da qualche tempo i stabili nelle contrade franche. Ma è verissimo altresì che l’augumento meritato da questo Bailaggio non deriva dal dispendio de’ padroni, ma dal publico unicamente, cui fu di peso per il corso di tanti anni e lo è attualmente, 402