(82) Mercanti italiani frequentavano Adrianopoli anche all’epoca bizantina (cfr. Manfroni, Le relazioni tra Genova, l’impero bizantino e i Turchi, già cit., p. 622). I veneziani fornivano al sultano ed agli altri dignitari turchi anche gioielli e numerosi oggetti di fabbricazione europea. Nel 1524 alcuni mercanti veneziani avevano acquistato insieme per 16000 ducati un grosso diamante che rivendettero al sultano per 25000 ducati. Il Sanuto ricorda di aver visto nel 1531, in mano al figlio di P. Zen, un anello d’oro il quale conteneva un bellissimo orologio che suonava le ore: lo Zen voleva mandarlo a vendere a Costantinopoli. Nel 1532 Marco Antonio Sanuto vendette al sultano ad Adrianopoli, per conto di vari mercanti, un elmo ingioiellato di grande valore, ricavandone un forte guadagno: il prezzo era così elevato che il « defterdar » a Costantinopoli sollevò qualche difficoltà prima di pagarlo. Un’altra volta si tratta di un bellissimo rubino che viene portato a Costantinopoli per essere venduto al sultano. (83) Sulla missione dellArimondo, cfr. Sanuto, XII, passim. (84) Sanuto, XII, 170. (86) Sanuto, XV-XVII, passim. (S6) Sanuto, XVIII, 78; XXI, 455, 505. Nell’ultimo soggiorno ad Adrianopoli egli fu vittima del grave incidente al quale abbiamo già accennato. (87) Tra l'altro egli scrive che «in quatro mexi ha consumè 7 botte di vin, li costa ducati 18 la bota, perchè li bassà et altri primi li manda a dimandar vin, et non poi far di manco di dargene per star ben con loro ». (88) Sanuto, XXVI-XXVII, passim. (89) Sanuto, XXVIII-XXIX, passim. Alcuni anni dopo, nel 1557, l’ambasciatore di Francia De la Vigne, nell’inclicare i motivi che lo avevano determinato a far ritorno alla capitale, menziona tra l’altro «la grande charté et le mauvais air de Andrinople » (Charrière, II, 394, n. 2). (90) Sanuto, XLII, 346, 348. (91) Sanuto, XLI, 407, 409; XLII, 346. (92) Sanuto, LVI, 314, 401. (93) I mercanti veneziani stabiliti a Pera si mostravano molto diligenti nell’inviare a Venezia notizie sugli avvenimenti in Turchia, e di ciò abbiamo frequenti prove nei Diarii del Sanuto. (94) Sanuto, XXXVII, 445. 78