tato, ci presentano in generale la sede del bailo sotto l’aspetto più ingrato e nei momenti di minor lustro, ossia quando le sue condizioni richiedevano provvedimenti da parte della repubblica. Ma l'affermazione del Querini che Venezia avrebbe fatto un « degno e decoroso acquisto » se si fosse resa proprietaria del palazzo, ci fa intravvedere quest’ultimo sotto una luce diversa e ci prova che esso doveva presentarsi, in relazione alle abitazioni del paese (31) ed alle sedi degli altri rappresentanti stranieri (32>, come un edificio conforme al prestigio della repubblica e dei suoi inviati a Costantinopoli. In questa casa, alla quale solo nel secolo successivo dovevano essere apportati notevoli miglioramenti ed ampliamenti, trascorreva il bailo la sua giornata. Il viaggiatore Cornelio Magni, scrivendo da Costantinopoli nel 1672, notava che gli « spassi di Christianità, come giuochi publici, corsi di carezze e altri simili divertimenti, qui bisogna scordarseli. Per li Ministri può chiamarsi una semiablegazione, mentre si trovano obligati a guardare quasi continuamente, se non escono in qualche visita o fonzione, il palazzo di loro residenza ». Anche Giovanni Morosini, parlando del palazzo nel 1675, rileva « che l’uso del paese e la costitutione delle cose rendono il Bailo, quasi che volontario priggione, ristretto tra l’angusto limite di questa habi-tatione... » (33). Del resto le consuete preoccupazioni politiche tenevano sempre in sospeso l’animo del bailo. Erano i soliti incidenti di frontiera o di pirateria, che potevano creare improvvisamente una situazione gravissima e mettere in pericolo la pace tra la repubblica ed il sultano, o l’annunzio di armamenti e movimenti dell’esercito o della flotta ottomana, i quali facevano sempre temere che potessero essere minacciati i possedimenti veneziani. Si ripercuotevano poi anche a Costantinopoli le lotte tra i grandi stati d’Europa, ed il bailo doveva seguire il giuoco politico degli altri rappresentanti stranieri, spesso contrastante con gli interessi della repubblica i34). Egli doveva inoltre tenersi al corrente, attraverso una rete di grandi e piccoli informatori (35), dei possibili mutamenti tanto nella politica che nei personaggi turchi più elevati, come pure sugli intrighi del serraglio i36), e mantenere buoni rapporti con i visir in carica e con quelli possibili del domani. Oltre alle questioni politiche, il bailo doveva poi sorvegliare, come sempre, l’andamento del commercio, tutelare ogni giorno navi e mercanti non solo a Costantinopoli ma in tutto l’impero, distribuire la giustizia (37), difendere interessi e privilegi religiosi che si stendevano dalle chiese di Costantinopoli a quelle di Gerusalemme (38), occuparsi della liberazione degli schiavi ed amministrare infine la sua casa numerosa <39). Da un lato tutte queste cure che richiedevano continua attenzione (40), e dall’altro la mancanza di divertimenti e distrazioni, trattenevano il bailo nel palazzo. Di tanto in tanto egli poteva affacciarsi sul ballatoio della casa 155