doveva tenere il rappresentante veneto : « E certo che se nelle altre corti de’ principi — egli nota — è necessario splendore, in Costantinopoli è necessarissimo, non si potendo far stimare alcuno in quel paese se non con il vestir riccamente e tenere onorata famiglia (75), e finalmente con dar da mangiare a chi ne vuole ; e posso dir con verità di aver avuto continua osteria in casa, essendomi bisognato molto spesso far tre o quattro tavole al giorno, perchè con questi mezzi si conservano gli amici e se ne acquistano de’ nuovi, e si fa conoscer al mondo la grandezza di questa Serenissima Repubblica » (76). Tra i vari rappresentanti veneti nella seconda metà del Cinquecento possiamo rilevare Marino Cavalli (77), bailo dal 1558 al 1560 ed ambasciatore nel 1567 per l’assunzione al trono di Selim II (78). Questo personaggio, che godeva grandissima autorità e reputazione tanto che fu definito da un ambasciatore francese « l’escole des affaires du monde » (79), sentì avvicinarsi il pericolo per le mire turche su Cipro e cercò di allontanarlo. Nel corso della prima missione gli toccò anche di regolare una seria difficoltà sorta per un bombardamento di Durazzo eseguito da navi veneziane ; in occasione poi della sua partenza da Costantinopoli, alla fine della seconda missione, fu egli stesso vittima di un grave incidente a causa del sequestro, avvenuto a Venezia, di alcune merci inviate ad un suo corrispondente colà da un suddito turco, tale Aronne Segura. In seguito alle pressioni degli interessati, la Porta non esitò infatti a chiedere all’ambasciatore, ed al bailo Jacopo Soranzo, che facessero togliere il sequestro o versassero 1000 zecchini, ciò che essi si rifiutarono di ammettere. L’incidente, che ritardò la partenza dell’ambasciatore, fu poi appianato essendosi il Cavalli indotto a promettere per iscritto, in forma legale, che si sarebbe adoperato per far rimuovere il sequestro od altrimenti che avrebbe sborsato la somma richiesta ; ma la repubblica si mostrò malcontenta di tale soluzione e pose il Cavalli in stato d’accusa ; egli fu però riconosciuto innocente nel processo al quale fu sottoposto (80). Un ricordo del primo soggiorno del Cavalli a Costantinopoli, come bailo, si trova tuttora in un manoscritto da lui offerto al sultano Solimano, che si conserva nella biblioteca della moschea Nuri-Osmaniyè a Stambul (81>. Una missione che, a causa degli avvenimenti, assunse un carattere eccezionale fu quella compiuta da Marcantonio Barbaro, il quale soggiornò a Costantinopoli per circa sei anni, dalla fine del 1568 al principio del 1574, ossia anche durante il periodo della guerra di Cipro. Allo scoppio di questa, come ci racconta tra altri Natale Conti nelle Storie dei suoi tempi (82), il Barbaro non fu internato nelle torri del Mar Nero (Rumelì Hissar), ove erano stati incarcerati altri baili in occasione di guerre precedenti (83), ma fu tenuto prigioniero nella sua casa sotto la guardia di alcuni «ciaus» t84). Il Barbaro 108