nel confermare l’alto prestigio in cui essa era tenuta colà. I turchi conoscevano le debolezze della repubblica e ne agognavano i domini in Levante, ma conoscevano egualmente la sua forza di difesa ed il patriottismo dei suoi sudditi, e temevano specialmente la possibilità che Venezia riuscisse a formare delle coalizioni tra i principi cristiani, per quanto fossero note le discordie che dividevano troppo spesso questi ultimi t63). Altri elementi influivano sulle relazioni tra Venezia e la Porta, secondo il giudizio dei baili t64), ossia i rapporti commerciali ancora notevoli che i veneziani intrattenevano con i territori turchi e gli acquisti di grano che Venezia eseguiva spesso in Levante. Per alcuni, questi due ultimi elementi servivano piuttosto ad indebolire il prestigio di Venezia, in quanto che i turchi potevano credere di tenere nelle loro mani le fonti della prosperità e della vita stessa della repubblica. Secondo altri, invece, tali elementi aumentavano il prestigio della repubblica perchè se i mercanti veneti non si fossero più recati in Levante, e se la repubblica avesse cessato dall’acquistare grano, gravissimi danni ne sarebbero derivati all’economia turca ed agli introiti dell’impero f65). Nella seconda metà del ’500, che qui ci interessa, il commercio veneto a Costantinopoli, che fu gravemente danneggiato dalla guerra di Cipro, non era più così fiorente come in passato: il numero dei mercanti (66) era andato diminuendo ed i grandi guadagni di un tempo erano scomparsi. Le cause di questo mutamento dovevano ricercarsi, secondo alcuni baili, in un aumento generale delle spese a Costantinopoli, in minori acquisti da parte della Porta e specialmente nella concorrenza degli ebrei, che erano riusciti a diventare quasi degli intermediari obbligatori nel commercio fra i veneziani ed i turchi. Ciononostante il numero dei mercanti veneziani ed il volume del