NOTE AL CAPITOLO QUINTO (*) L’elenco delle ragioni per le quali la Porta dichiarò la guerra è pubblicato da Amy A. Bernardy, L'ultima guerra turco-veneziana (1714-1718), Firenze, 1902, p. 75 segg. (2) I negoziati di pace sono minutamente narrati, con pittoreschi particolari, nella Istorica relazione della pace di Posaroviz di Vendramino Bianchi, segretario del Senato, Padova, 1719. Il Bianchi, che aveva servito la repubblica a Milano, in Svizzera ed in Inghilterra, era stato segretario del congresso, mentre Gian Alberto Colombo, « pratico della Corte di Costantinopoli, dove aveva servito per molti anni », era stato segretario della delegazione veneziana al congresso stesso. Sia nel trattato di Passarowitz, il cui testo è pure riportato dal Bianchi (p. 190 segg.), sia quello precedente di Carlowitz (Romanin, Vili, 415 segg.), alcuni articoli contemplano il bailo, le sue funzioni, privilegi e poteri anche giurisdizionali, ripetendo e confermando le norme che erano state in vigore nelle epoche precedenti. (3) Nel 1722, al tempo del bailo Emo, vi era una sola casa di commercio veneziana a Costantinopoli, mentre ve ne erano tre a Smirne. Una sola casa è ricordata anche nel 1765. Va però notato che era invalso fra i veneziani l’uso di affidare il commercio dei loro prodotti in Levante ad agenti locali, ai quali spettava una commissione, sistema che dava origine a gravi inconvenienti ed abusi. Questa condizione di decadenza, che durò fino alla caduta della repubblica, veniva ripetuta-mente segnalata dai baili, che invocavano provvedimenti e davano consigli per tentare di rianimare il traffico già floridissimo. Un elenco minuto degli oggetti che componevano l’importazione veneziana è contenuto in un ordine del sultano emanato nel dicembre 1715 per proibire il commercio veneto nel territorio ottomano in occasione della guerra di Morea, riportato dal Theyls. Cfr. Mémoires curieux de la guerre dans la Morée et en Hongrie l’an 1715 entre la Porte, les Venetiens et V Empereur, a seguito dell’opera intitolata Mémoires pour servir à l’histoire de Charles XII Roi de Suède, di W. Theyls, Leida, 1722, p. 212 segg. ; Lettere particolari scritte dal signor Luigi di Sant’ Iller in Cost. dal 1720 al 1724, Bassano, 1737, p. 62 segg. ; Businello, op. cit., p. 110 segg. ; memoria sul commercio veneziano in Levante nel sec. XVIII tra i mss. Cicogna, B. 2982, presso il Museo Civ. di Venezia; E. Pesenti, Diplomazia franco-turca e la caduta della Rep. di Ven., s. I., 1898, p. 43 segg.; P. Masson, Histoire du commerce français dans le Levant au X VIIIe siècle, Parigi, 1911, P- 379 segg. (4) Cfr. Businello, op. cit., p. 193 segg. (5) Continuava intanto ad essere diffusa l’opinione che la carica di bailo fosse assai lucrativa, ed a ritenersi da molti, non senza qualche fondamento, che essa fosse talvolta affidata a qualche personaggio specialmente allo scopo di permettergli di rifarsi nella sua economia. Parlando delle spese da farsi per il palazzo, il bailo A. Memmo rileva infatti nel 1779 che egli sarebbe stato contento « del solo legai vantaggio che dovrebbe provenirmene e sulla sicura fede del quale ho chiesto 331