mano tremante, ma con intrepido cuore l’ultimo tributo del mio filiale ossequio, e della mia fede. « Dio mi chiama all’eterno riposo, e toltane quella giusta trepidazione, che deve aver ogni pecatore nel sottoporsi al tremendo giudicio, moro contento, perchè moro servendo l’adoratissima Patria, alla quale ho consacrati tutti li giorni della mia vita. « Del mio fervido zelo, del mio cordiale amore, della mia illibata pontua-lità ne sia testimonio quel Dio eh’ invoco nel punto che sono per presentarli un’anima penitente. « Mi consola il riflesso che dalla mia morte non sia per derivarne alcun discapito agl’ interessi di V.V. E.E., mentre lascio le cose publiche in perfetta tranquillità, fortunatamente appoggiate alla prudenza, alla virtù et all’integrità del circospetto secretario Bartolini, che verrà mirabilmente secondato dall’indeffessa attenzione del fedelissimo Giacomo Colombo. « Dall’acuratezza del primo sarà dato conto fedele degl’ultimi miei respiri, e d’ogni altro particolare, mentr’appena resta allo spirito vigore bastante di implorare con fiaca penna magnanimo perdono agl’innocenti differii. « Comparirà nelle mie finali disposizioni la finezza del mio tenero affetto verso la Patria, alla quale ho data in morte la prelazione sopr’il mio sangue, doppo averla come madre amorosa prefferita in vita alli stessi figli. « Si confonderano in questi sepolcri le mie ceneri con quelle del Sig.r Marc’Antonio mio zio paterno, che perì opresso da barbare catene, essendo avezza la mia famiglia a soffrire ceppi nel zio, dare mani tronche nel frat-tello, morire servendo, come fo io in vista dell’Ottomani, che nella fermezza della nostra fede conoscerano quale sia la tempra de’ veneti cittadini. « Se queste catene, queste piaghe, la mia morte possono meritare qualche grado di generoso compatimento, lo imploro a favore dei poveri figli, acciò nel tempo stesso imparino dal nostro esempio ciò che si deve alla Patria, e dalla publica munificenza ciò che sa dare la Patria a chi fedelmente la serve. << Vado, Serenissimo Principe, a porger voti a quel Tribunale da cui derivano tutte le grazie. Dio le diffonda sopra cadauno dell’Ecc.mo Senato, alla di cui pietà esemplare, e religione incontaminata non saranno mai per mancare le celesti benedizioni. Daniel Dolfin 30 Cav.r Bailo moriente » (39). Dopo la morte del Dolfin, il bailaggio fu retto per qualche tempo dal segretario Bartolini (che alcuni anni dopo doveva essere eletto cancelliere grande della repubblica), fino all’arrivo di Angelo Emo <40) — fratello di Giovanni Emo che era stato pure bailo a Costantinopoli — il quale fu anche nominato ambasciatore straordinario in occasione dell’ assunzione al trono del sultano Mahmud I : s’inizia così una nuova proce- 271