imponente costruzione rettangolare a due piani ; all’interno contiene un vasto cortile circondato da arcate nel quale si trova un’antica bilancia, ora in disuso ; sotto l’edificio si stende, su due lati, un ampio sotterraneo a volte ; sul lato esterno del palazzo si vedono tracce di arcate che appaiono chiuse in epoca piuttosto recente. L’edificio poteva essere la sede adatta del bailo, col suo numeroso seguito, o uno dei centri del quartiere veneziano che comprendeva alcuni « emboli », nome che ha avuto svariate interpretazioni ma che alcuni ritengono significasse delle vaste e forti costruzioni ad arcate, specialmente convenienti per i mercanti come luogo di deposito e vendita delle loro merci (19). L’edificio appartiene ora a vari proprietari ed è occupato da numerose botteghe, depositi ed abitazioni, mentre il sotterraneo è adibito a deposito di olii ; l’insieme è straordinariamente movimentato e variopinto, con la sua folla di abitatori. Lo circondano piccole vie turche, popolate di botteghe ; sulla facciata, tralci di vite formano un verde arco sull’incessante movimento della via. Che cosa ci rimane oggi del quartiere veneziano ? quali ricordi di una vita che vi si svolse per secoli in un ritmo di attività intensa, quando Bisanzio era la più ricca città delTOriente e dell’Europa, («vile qui de totes les autres ere soveraine», la definiva il Ville-Hardouin), e la colonia veneziana una delle più importanti colà nell’attività economica, tramite essenziale per il commercio tra l’Oriente e l’Occidente ? Pochissimi gli edifici, oltre il Bai Kapan Han, che si possono far risalire all’epoca bizantina. Alcune viuzze conservano bensì file di casette di aspetto medioevale, basse, con forti mura, con sbarre di ferro alle finestre e la caratteristica costruzione bizantina fatta a strati alternati bianchi e rossi di pietra e mattoni, ma sebbene tali viuzze ci diano una suggestiva impressione di ciò che doveva essere l’aspetto del quartiere nel Medioevo, si ritiene che esse non rimontino al periodo bizantino ma siano di costruzione posteriore alla conquista turca, pur se fatte da operai greci secondo le tradizioni dell’architettura bizantina. Qualche breve tratto delle mura, sfuggito alla distruzione o non mascherato da nuove case, è pure tuttora visibile. Altre tracce ci rimangono nei nomi : così il quartiere dove si trova il Bai Kapan Han è denominato « Takhti Kalè » (sotto la fortezza o il muro) ciò che, secondo il Mordtmann (20), ricorda l’esistenza di quel muro « qui fuit Sevastocratoris » il quale, come si accennò, formava il limite estremo, verso l’interno della città, del quartiere veneziano. Più tenaci sembrano i ricordi negli usi del quartiere, riflessi della ricchissima attività mercantile di un tempo. Nella località di Baluk Bazar vi è tuttora, come dice il nome, un variopinto « mercato del pesce » che vi era anche all’epoca bizantina, secondo la testimonianza del Buondelmonti, il quale nel suo celebre piano di Costantinopoli del 1422 indica,