contemporaneamente da Costantinopoli anche il bailo Foscolo. Non sembra però che il soggiorno ad Adrianopoli fosse sempre molto più salubre di quello di Costantinopoli, perchè vediamo il Valdrin informare neH’aprile 1510 che regnava colà una malattia la quale gonfiava i corpi e portava alla morte in tre giorni, ed era contagiosa come la peste. Scoppiando qualche incidente e non riuscendo il bailo a regolarlo con le autorità minori che erano rimaste a Costantinopoli, ne scriveva ai delegati ad Adrianopoli perchè intervenissero da parte loro presso la Porta. Così nel 1510 erano state trattenute dai turchi tutte le navi dirette ad Alessandria, comprese quelle veneziane : « unde esso baylo di questo si à dolesto a l’agà ma nulla à fato, et à scritto al secretarlo, è in Andernopoli, si doglij a li bassà di questo » (79). Nel marzo 1511, per recarsi ad Adrianopoli, l’ambasciatore Alvise Arimondo, secondo le istruzioni impartitegli dalla repubblica, sbarcò ad Eno, dove fu ricevuto dal Valdrin e da un inviato del sultano. L’ambasciatore venne onorevolmente accolto al suo arrivo ad Adrianopoli ed accompagnato alla casa preparatagli ; tutti i veneziani trovantisi in quella città rimasero a pranzo con lui: del resto, come racconta Agostino Bernardo che faceva parte del seguito dell’ambasciatore, l’Arimondo si dimostrò sempre « molto splendido, e non è mai stato che a la mensa sua, tra li familiari e altri di foravia, non sia stato boche 40 in 50, sempre ». Il Bernardo osserva poi che la casa abitata dall’ambasciatore « è assa’ aliegra et bona, rispeto al paese, nel quale non si trovano caxe molto somptuose, tutte di terra ». La città gli appare fredda e fangosa: di bello non conteneva che alcune moschee (80). « La terra di Andernopoli — egli narra — è di circuito come è Verona ; è assai ben popu-lata e rasonevelmente copiosa di merze ; belissimo sito et campagne grandissime, et teritorio bono e grasso ; ma lhoro sono grandissimi poltroni, che non lo voi cultivare ni ararlo, se non tanto che apena i pono viver. E al presente è una grandissima carestia di qui, generale di ogni cossa, e si se voles-seno li habitanti afatichare, tien non si trovarebe al mondo uno sì fertile paese ». E l’epoca del « ramazan » : « Et tuto ozi, qui vicino a la caxa, turchi fanno remori e stanno infino ad horre 2 di notte a cridar, perchè le sue moschee sono lì molto propinque ». Il Bernardo, e l’ambasciatore stesso, raccontano poi la visita al sultano, nella quale l’Arimondo fu accompagnato dai mercanti veneziani e fiorentini, presenti anche nell’importante centro di Adrianopoli (81), specialmente quando vi soggiornava la corte (82). Il viaggio fu fatale all’Arimondo. Per le cattive arie di Eno, ove era rimasta la galera ad attendere il ritorno dell’ambasciatore, molti marinai erano caduti ammalati e vari erano morti ; si ammalò pure il segretario del- 64