117 - Visita di un console europeo al «kadì» di Smirne (sec. XVII). il Galland, e da altri contemporanei, ossia l’amore e la raccolta delle antichità di cui l’Oriente, con i suoi secoli di storia, era particolarmente ricco. Dopo aver accennato alle rovine, monumenti, iscrizioni, medaglie, gemme incise, manoscritti che si trovavano ai suoi tempi nell’Arcipelago, in Grecia, in Asia Minore, in Siria, il Galland osserva: « Ce sont les Anglois et les Vénitiens qui ont profité jusques à présent de tant de bonnes choses, dans les échelles où ils se trouvent, parce qu’ils ont ordinairement des consuls et des ministres sçavans qui amassent tout ce qui se présente de médailles et d’antiquités, et c’est plus tost par caprice que par connoissance que quelques uns de nos marchands de Provence, qui ne se piquent pas tant d’érudition que de vacquer à leur négoce, en font la recherche » (U8). Il Galland non era però giusto verso i suoi compatriotti. Egli stesso del resto era un appassionato collezionista per conto del suo brillante patrono, il marchese di Nointel, che aveva creato nella sede dell’ambasciata un vero museo e si era trovato qualche volta in concorrenza con un altro accanito collezionista, il ministro Colbert. Nel ’500 l’ambasciatore cesareo Busbecq aveva mostrato eguale amore per le antiche medaglie e per la flora dell’Oriente ; nel ’600 e ’700 vari diplomatici, senza parlare di viaggiatori, mostravano il più vivo interesse per i resti che le passate civiltà avevano lasciato sul suolo dell’Asia Minore: nè questa bella tradizione di cultura è del tutto scomparsa in Oriente anche ai giorni nostri per quanto sia assai diminuita l’abbondanza delle fonti (119). Come abbiamo avuto occasione di accennare, i baili ebbero occasione di fare dei viaggi ad Adrianopoli anche nel corso di questo secolo. Ciò avvenne specialmente all’epoca del sultano Maometto IV (1648-1687) il quale, dopo una sanguinosa rivolta di milizie, sdegnava — come riferisce 227