sando con un fresco perenne e salubre, perchè di acqua salsa lontanissima da paludi, e che con il brio e vivacità del suo corso forma il più felice ventilatore » (108). I ministri stranieri prendevano generalmente in affitto di anno in anno una casa per la loro villeggiatura, sebbene nei primi tempi sia talvolta menzionato anche l’uso di abitare sotto grandi tende o padiglioni, come talvolta avveniva ancora pochi anni or sono a Teheran. Nella nuova residenza i rappresentanti stranieri disponevano di caicchi, « barche tutte scoperte di bellissimo taglio, dipinte e dorate alla maniera de’ turchi »(107), che, per speciale privilegio, potevano contenere fino a sette paia di remi. I baili non possedevano una speciale abitazione permanente in campagna e neppure avevano una località fissa per le loro villeggiature, sebbene alcuni di essi abbiano talvolta risieduto, come vedremo, nella stessa località ed anche nella stessa casa. L’ambasciatore Alvise da Molin abitava nel villaggio di Arnaut Kòi, a poca distanza da Tophanè, ed ivi morì nel 1671. La stessa casa fu poi occupata da Giacomo Querini, che fu ivi visitato nell’ottobre 1672 dal Magni, il quale giunse però in un momento poco opportuno perchè il bailo stava, come si direbbe in gergo cancellieresco moderno, preparando il corriere : « Soggiornava questo Signore — scrive il Magni — in poca distanza da Corukcsme in un luogo detto Arnautchiui, cioè villaggio di Arnauti, che sono gli Albanesi, entro di un casino circondato da case di ebrei, in cui terminò i suoi giorni l’anno passato il Signor Cavaliere Alvise da Molino Senatore d’eterna memoria..... Fui accolto da Sua Eccellenza col solito de’ benignissimi suoi tratti, dal quale fui ricercato di molte particolarità del campo ottomano (108) ; stava questo Ministro scrivendo, avendo in pronto una spedizione con occasione d’una nave che partiva per Venezia ; io per non tediarlo più lungamente mi licenziai, e abbracciato dal Sig. Pietro, nipote di S. E., Cavaliere di grande aspettativa, che si degnò colmarmi di mille grazie, mi portai dentro il mio caicco, continuando a costeggiar l’Europa, e a godere delle deliziose prospettive dell’Asia » (109). II bailo G. B. Donà si trovava invece nel 1682 un po’ più addentro nel Bosforo, nel villaggio di Balta Liman: «Prevedendo nell’anticipatione fatta della peste nelli mesi di primavera — scrive il suo medico Michelangelo Andrioli — che possi esser anno calamitoso a Costantinopoli, ha Sua Eccellenza pigliato ad affitto per due anni un nobilissimo serraglio o palazzo sul Canal del Mar Nero, subito passati i Castelli, in luogo detto Baltaliman, per farvi in ogni caso ritirata, e anco per sollievo dell’animo suo, sendo alla prospettiva di più vaghi colli, tutti carichi d’abitationi, e bei giardinetti con piante di pini..... Lo ha fornito all’usanza con strati, con gran cuscini di 320 *