sava costeggiando il Corno d’Oro e snodandosi nelle vie di Galata e Pera : a Galata il nuovo bailo era ricevuto dalle autorità turche che gli offrivano sorbetto, caffè e profumi. All’arrivo al palazzo seguivano due grandi banchetti: l’uno per le milizie di scorta ed il pubblico, che aveva luogo nel giardino ; l’altro riservato ai personaggi più elevati, che si svolgeva nelle grandi sale superiori. « Era in quel giorno coperto il lungo cortile del palazzo di vele da navi — narra il Benetti — e tutto ripieno di vaste tavole cariche di soavissime vivande. In due delle maggiori sale del Bailaggio stavano preparate grandi e lautissime mense, come in altre stanze ancora ricchi apparati godeansi ; e in testa alla sala principale vedevasi adattata una mensa, coperta di fiammeggiante velluto, che levavasi sopra l’altre l’altezza di un solo gradino. Pendeva sopra questa maestoso baldacchino ; imbandivano questa regia mensa candidi e sottilissimi lini: godeansi a i fianchi ricchissime credenze, cariche di bacili e vasi d’oro e d’argento, con bella simetria compartiti, e quantità senza numero di serviti] dell’istesso metallo. Due sole posate vedevansi destinate su questa, poiché non altri doveano sedervi che S. E. Bailo e l’Ecc.mo Sig. Giuseppe Conte di Guillieray, Ambasciatore per il Re Cristianissimo alla Porta.... Mentre s’imbandivano le mense risolsero ambedue l’Eccellenze loro portarsi ad alcune inosservate finestre, corrispondenti al prenarrato cortile. All’ora dato cenno che si spalancassero le porte alla turca turba, che in gran copia e molto numero havea precorso il ritorno, e entrata questa con affollata furia si gettò d’intorno a’ cibi de’ quali erano allestite le mense... » spogliando in un istante, riferisce a sua volta il Donà, ciò che aveva richiesto più di tre giorni e tre notti per essere preparato! Poco dopo « giunse l’avviso esser le vivande in pronto e imbandite le mense ; onde loro Eccellenze nella più cospicua s’assisero, e sederono nel-l’altre i nationali, sì veneti che francesi e turchi, al posto secondo il grado. Quanto di nativo e peregrino producono il mare, la terra e l’aria, sì di prossimo paese che di remoto, era con abbondanza e copia all’uso d’Italia ottimamente cucinato e saporosamente condito. Si rinovarono sopra tutte le mense con altercata diversità le laute portate, solo variorno su le tavole della nation greca, che per esser ciò seguito in particolar giornata fu l’imbandi-mento di solo pesce. Nel tempo del pranso furono divertiti i commensali da sinfonie d’istrumenti e da cantate di musici, che somministrano le nostre nationi, doppo le quali furono ammesse le strepitose del paese, per non escludere le genti delle corti de’ Bassà, amici della casa, che stimorono onore il mandare la loro musica brutale, e buffoni a rallegrare i convitati. Con questo solazzevol diletto si dispensarono doppo i cibi le confetture alla venetiana, con ripartita portione a ciascheduno, terminandosi la cerimonia e il giorno 159