mizzando col Mas Latrie, li spiega come frutto delle diffuse dottrine politiche del tempo. Vari documenti da lui riportati si riferiscono alla Turchia, ed alcuni contemplano progetti, formulati durante le guerre con quell’ impero, di sopprimere gli stessi sultani Maometto II e Bayazid II (R. Fulin, Errori vecchi e documenti nuovi a proposito di una recente pubbl. del Co. L. di Mas Latrie, Venezia, 1882, p. 95 segg.). Tale argomento ha fatto poi oggetto del grosso volume di V. Lamansky, già cit. Abbiamo già accennato nel cap. III, n. 106, a due casi analoghi, concernenti i dragomanni Michele Cernovicchio e Matteca Saivago. (3S) Il testo ha « erto » o « esto », ma deve trattarsi di un errore di scrittura. (39) Disp. Bartolini 25 settembre e 15 ottobre 1729, n. 1 e 3, F. 182. Il dispaccio del Dolfin e stato già pubbl. nell’«Arch. Ven. », Nuova Serie, T. XXVIII, parte I, p. 166 segg. Il Dolfin fu solennemente seppellito, com’egli aveva disposto, nella chiesa dei Padri Cappuccini di S. Luigi in Pera, ove pochi anni prima era stato inumato anche l’ambasciatore di Francia visconte d’Andresel. In tale chiesa però non si vede più la tomba del Dolfin, la quale deve essere scomparsa nelle vicissitudini cui fu sottoposto quell’edificio, che fu tra l’altro distrutto nel grande incendio di Pera del 1831: in quest’ultima occasione scomparvero anche altre memorie che erano conservate nella chiesa (cfr. Belin, p. 3x4). Di questo bailo è fatto breve cenno da L. Dolfin, Una famiglia storica. I Dolfin attraverso i secoli (432-1797), Genova, 1904, p. 42 seg. Il Bartolini divenne nel 1746 cancelliere grande della repubblica. (40) Cfr. Relazione dell’ ingresso a Cost. del N. H. Angelo Emo, Bailo alla Porta Ottomana per la Ser. Rep. di Venezia nel 1730, Treviso, 1883, pagg. 15, per nozze Visinoni-Ancillotto, e S. Rumor, op. cit., p. 95 segg. Notizie sulla missione di questo bailo si trovano pure in un gruppo di lettere di persona del seguito, che vanno dal 1732 al 1734 e sono conservate nella Bibl. del Seminario Patriarcale di Venezia (Memorie di Pera, B. 879-10), la quale è ricca di documenti, anche relativi a Costantinopoli. (41) Le credenziali per 1’Emo, in qualità di ambasciatore, furono del seguente tenore: «Al Serenissimo Sultan Mamut. — Da molte ragioni può argomentare V. M. il contento che hanno sentito i Nostri animi all’avviso, che con suo benigno foglio si è compiacciuta reccarci, dell’essaltazione sua a così grande Imperio. Nella cura et attenzione Nostra di corrispondere agl’atti della generosità sua, e per più chiara espressione di esso, e della volontà che tenemo di continuare nella buona pace et amicizia stabilita con l’Eccelsa Porta, abbiamo voluto conferire il carattere d’Ambasciator Estraordinario al dilettissimo Nobile Nostro Angelo Emo, che rissiede appresso la M. V. in figura di Bailo, perchè lo rappresenti più al vivo, et aggiunga il piacere da noi sentito per le offerte, che comprende il foglio medesimo, della continuata sua buona amicizia e pace con la Republica Nostra. Preghiamo dunque la M. V. di prestare ad esso Ambasciatore quella credenza che farebbe a Noi medesimi; e gl’anni suoi sian lunghi, e sempre felici» (delib. 10 novembre 1731 ). Nel 1730 si trovava a Costantinopoli anche il pittore Giovanni Bellapasqua, il quale descrisse in una relazione latina, conservata tra i codd. Foscarini nella Bibl. Naz. di Vienna, la sollevazione avvenuta in quell’anno, che portò alla deposizione del sultano Ahmed III ed alla elevazione al trono di Mahmud I (cfr. « Arch. Stor. It. », T. V, p. 423, n. 450, e p. 434). (4a) La questione fu sottoposta all’esame dell’ultimo bailo ritornato (delib. 13 settembre e 15 dicembre 1731, e 19 aprile 1732). I Testa insistettero poi per l’aumento del fitto (disp. Emo 7 marzo 1732, n. 109-40, F. 184). (43) Delib. 19 luglio 1732. (44) Disp. Emo 24 luglio 1734, n. 230, con allegata nuova supplica dei proprietari in data 13 febbraio stesso anno, che fu passata, con delib. 28 agosto 1734, all’esame degli ultimi baili ritornati. (45) Durante la sua missione, l’Emo fece restaurare il tetto del bailaggio e le stanze del medico e chirurgo, e propose di rifare lo steccato che circondava la proprietà e di acquistare una piccola casa contigua. Ciò provocò dal senato una nuova richiesta d'informazione circa i titoli pubblici sul palazzo, che il bailo fornì nel disp. 28 luglio 1731, riprodotto in Appendice (doc. n. 5). L’ Emo fece poi costruire per 1400 piastre una cisterna nella zona acquistata dal Soranzo nel 1702, non bastando i due pozzi già esistenti nel bailaggio, che d’estate erano spesso asciutti, per i bisogni degli abitanti del palazzo e per far fronte ai pericoli d’incendio. Uno di questi (descritto nei disp. Emo 21 e 28 luglio 1731, n. 69 e 70, F. 183) era scoppiato a Tophanè e si era esteso verso Pera e Galata, giungendo anche in prossimità del giardino del bailaggio : « divorati quei poveri abitanti 12 337