Dopo l’uscita del-l’internunzio dal palazzo, il Sebastiani raccolse in esso i giovani di lingua della sua ambasciata, i quali — come era avvenuto anche all’epoca veneziana — organizzarono spesso d’inverno, nella grande sala, delle rappresentazioni teatrali (28) ; nel recinto ebbe anche sede l’ufficio postale francese. In Italia non si era perduto però il ricordo del palazzo, come lo prova una domanda diretta il 4 febbraio 1809 dal Testi, incaricato della Divisione delle Relazioni Estere del Regno d’Italia in Milano, al prefetto del Dipartimento dell’Adriatico in Venezia, per avere « nozioni precise sul _ Rjci|jesta d’informazioni sul bailaggio fatta nel 1809. piede dell’ antica Le- (p™> pagina). gazione o Baliato veneto in Costantinopoli, sul numero, estensione e connessione con detta Legazione de’ diversi consolati veneti posti in Levante, Stati della Porta in generale e Barberia ». L’interpellato si rivolse all’uopo a Camillo Giacomazzi, allora capo sezione alla prefettura, che era stato più volte segretario del bailaggio. Questi fornì alcune informazioni in un breve rapporto, sul quale il Testi appose la nota : « Agli atti per norma » (29). Il palazzo veniva poco dopo menzionato da uno scrittore che era stato addetto all’ambasciata di Francia a Costantinopoli : « On remarque — scriveva Ch. Pertusier — parmi les palais des ambassadeurs, tous situés à Péra, 361 oJ\ecjiio "S ¿ItaRaj) tMUàuO & ^^ /f'J? ■ Jf GomujSeze di sfiato ^omnwnSalote <)eÌF ©tòme a ^ototta