(15) La consegna clell’archivio era stata fatta il 29 settembre 1798 dai segretari F. Alberti e S. Ricci ai rappresentanti dell’ internunzio, Giuseppe de Raab ed Antonio Testa. Un rapporto del Testa sulle condizioni dell’archivio, ed un indice di questo, sono allegati al disp. Herbert Rathkeal 17 novembre 1798, n. 47. Sulla fine del 1798 tale Andrea Guida, capitano marittimo napoletano, aveva tentato, pel tramite del ministro di Napoli Ludolf, di porre il sequestro sul palazzo a garanzia di un credito di 58000 piastre vantato contro la repubblica veneta, perchè la sua nave era stata catturata dai francesi nel porto di Cerigo nel dicembre 1795. Il barone Herbert Rathkeal persuase però il Ludolf a ritirare, come inammissibile, la domanda di sequestro ed a trasformarla in una raccomandazione al governo di Vienna a favore del Guida. (16) Disp. 18 marzo 1799, n. 16. L’incendio è descritto nell’ampollosa relazione di un testimonio oculare, che l’internunzio trasmise a Vienna col suo disp. 27 marzo 1799, n. 18; cfr. anche Remains of John Tweddel, già cit., p. 314 segg. (17) Cfr. Dengel, Dvorak e Egger, Der Palazzo di Venezia in Rom, già cit., p. 135. (18) Disp. Herbert Rathkeal 3 giugno 1799, n. 37; cfr. anche Dehérain, op. cit., I, 161; Pou-queville, Voyage en Morée, à Const. ecc., già cit., II, p. 11, e Remains of J. Tweddel, già cit., p. 367, 432, 547. Con Lord Elgin si recò a Costantinopoli l’artista italiano Batt. Luisieri di Napoli, che si trasferì poi ad Atene (Remains of J. Tweddel, già cit., p. 349 n.). (19) Disp. Vendramin 16 ottobre 1797, Venezia, Arch. di Stato, Democrazia, Disp. diretti al Comitato di Salute Pubblica (F. 243). (20) A. L. Castellan, Lettres sur la Grèce, V Hellespont et Const., Parigi, 1811, parte II, tav. XV a p. 21. Il disegno rappresenta una veduta sul Bosforo e la Punta del Serraglio, presa dalle finestre dell’ambasciata di Francia: il palazzo di Venezia si vede a destra, dopo il giardino dell’ambasciata francese. Con libertà d’artista il Castellan attribuisce però al palazzo, che in realtà è posto più in basso di quello di Francia, sul pendio della collina che scende a Calata, una eccessiva elevazione rispetto al suddetto giardino. Egli indica poi un secondo piano, con finestre rotonde, che non appare nè nel disegno del Memmo del 1781 nè nell’incisione, della quale sarà fatto cenno più innanzi, che rimonta a circa il 1860. Tra il disegno del Memmo e quello del Castellan vi sono poi altre minori differenze, come si può rilevare confrontando le figg. 149 e 168. Il disegno del Castellan è stato riprodotto, con tratti ancora più esagerati, da J. M. Jouannin e J. Van Gaver, nel voi. dedicato alla Turchia della collezione « L’Univers», Parigi, 1840, tav. 39. Il palazzo di Venezia (ma non il giardino) è pure indicato nella pianta relativa all’ambasciata di Francia pubbl. dal Dehérain, op. cit., I, 152, pianta che indica anche i vicini palazzi di Svezia, Russia, Napoli, Olanda, Spagna e Germania. (21) J. Dallaway, Const. ancient and modem, Londra, 1797, p. 127. (22) « Diess von aussen und innen prächtige Gebäude — scrisse il Batthyâny nella sua relazione di viaggio — gehörte ehemals der Republik Venedig, und wurde bald nach dem Frieden von Campo Formio (durch welchen ein grösser Teil der Besitzungen dieser Republik dem k. k. Hofe zufiel), von erwähnter Internunciatur in Besitz genommen. Es zeichnet sich wirklich vor den Gebäuden der übrigen Gesandtschaften aus, und hat noch immer den geflügelten Löwen zum Wappen, der sich vermuthlich bald in einen Adler verwandeln wird. Mit ungemeinem Vergnügen vernahm ich, dass ich aus dem mir angewiesenen Schlafzimmer mit aufgehender Sonne nach dem hohen Gipfel des immer beschneyeten Olympus werde hinsehen können » (Graf Vincenz Batthyâny, Reise nach Const., II ed., Pesth, 1810, p. 16 seg.). (23) „ \Yie prunkend steht nicht, — esclama il viaggiatore — gleich einem grossen Schlosse, der ehemalig venetianische Pallast da, den jetzt der Kaiserliche Internuntius inne hat, welch ein schönes Ausehen hat nicht das Palais français, das jetzt der englischen Ambassade einstweilen eingeräumt ist » (Murhard, op. cit., I, 32). La prima ediz. dell’opera del Murhard, in 3 voll., è del 1804. Di lui esiste anche una descrizione di Costantinopoli nel 1800, pubblicata nella Taschen-Bibliothek der wichtigsten und interessantesten See-und Land-Reisen, ed. J. H. Jäck, vol. 72 (parte IV, vol. I dei viaggi in Turchia), Norimberga, 1831. (24) Disp. 25 luglio 1798, n. 24. Da una dichiarazione del Vendramin, allegata in copia al predetto dispaccio, risulta che egli aveva acquistato dal predecessore Federico Foscari tutti i mobili di cui era fornito il palazzo. Erano di proprietà statale solo gli oggetti della cappella (1 tabernacolo di pietra, 10 candelieri d’ottone, 6 vasi di stagno per fiori, 1 pietra sacra, 1 piccolo baldacchino 384