vato nel palazzo di Venezia e che è attualmente murato sulla facciata principale di esso (fig. 108). Il primo bailo regolare dopo la guerra di Candia fu Giacomo Querini, che giunse a Costantinopoli nel 1671 (90). La lunga ed epica lotta aveva portato gravi danni agli interessi veneziani nell’impero turco. Al suo arrivo, il Querini trovò che « s’era il nome di Bailo assai dimenticato, ed in un assoluto abbandono la casa bailaggia ridotta. Perduto l’antico dominio delli juspatronati in Oriente ; obliterata la protezione dei Santi Luoghi di Gerusalemme ; intepidito il fervore de’ religiosi in Galata ; combattuto l’uso nella recita delle orazioni pie e divote in onore della Repubblica ; invidiata per non dire insidiata la nuova Chiesa nascente di San Francesco ; dispersi i dragomanni ; indociliti i gio-vini di lingua ; spiantati i mercanti ; rapito il commercio ; cambiate le insegne di San Marco ; con consoli venali, disobbedienti, rassegnati per sicurezza a favore de’ Principi grandi ». Il Querini dedicò tutte le sue cure a riparare più che possibile le ferite causate dalla guerra (91). « Tuttavolta — egli prosegue nella sua relazione — con ardore e con zelo intrapresi la carica dedicando i miei primi pensieri ed assotigliando l’ingegno per regolare molti disordini. Superai varie difficoltà. Rinnovai ordini. Aggiustai differenze ; e con la protezione del Signore Iddio e con li prudenti infallibili decreti di questo sapientissimo Senato si sono gli affari domestici raddrizzati e rimessi. Poi con nuova forma e non più praticato cerimoniale da’ miei Ecc.mi predecessori convenni dopo il pubblico ingresso a Costantinopoli, acclamato e dall’universale onorato e riconosciuto dagli Ambasciatori del-l’esteri Corone, ricevuto con incontri pomposi e ricambiati da me con solenni banchetti alle nazioni franche ed all’ordine de’ chiaussi. Dico convenni passare senza immaginabile riguardo nel rigore del verno fra li ghiacci e le nevi in Andrinopoli ed ivi pure fui, con risoluta volontà del primo Visir, incontrato dal Chiaus Bassi, con la solita compagnia dei gran turbanti e con cavalli riccamente guarniti della regia stalla, molte miglia fuori della città sino alla fontana coperta ad uso degl’estraordinarj Ambasciatori ; che appuntate poi 108 - Stemma dell’ambasciatore Alvise da Molin. (Ora murato sul palazzo di Venezia). 212