aveva soggiornato in passato (1480) l’ambasciatore Nicolò Cocco, assieme al quale si era trovato lo stesso Freschi in qualità di segretario (28). Alvise Mocenigo, che era stato inviato, con Bartolomeo Contarmi, quale ambasciatore al Cairo nel 1517 per congratularsi col sultano Selim della conquista dell’Egitto, e che prima di tornare a Venezia si era recato a Costantinopoli, abitò nella casa di un ebreo a Stambul (29). A Stambul abitò anche l’ambasciatore Marco Minio, recatosi nel 1521 a felicitarsi col nuovo sultano Solimano per la sua assunzione al trono ed a confermare la pace ed i trattati esistenti tra la repubblica e l’impero turco. Egli fu accolto onorevolmente al suo arrivo e condotto alla casa destinatagli ; come avveniva abitualmente per gli ambasciatori straordinari, egli xicevette dal sultano il vitto durante il soggiorno, oltre a sei ducati giornalieri per le spese sue e del seguito. Analogamente del resto si comportava la repubblica verso gli ambasciatori del sultano a Venezia (30). Pietro Zen, spedito a Costantinopoli nel 1523 per congratularsi col sultano della conquista di Rodi, abitò anch’egli a Stambul, come rileviamo dal racconto di alcune grandi feste fatte nel febbraio 1524 dai mercanti fiorentini e veneziani di Pera, alle quali egli intervenne, attraversando all’uopo il Corno d’Oro (31). L’ambasciatore Marco Minio, recatosi di nuovo a Costantinopoli nel 1527 per congratularsi delle vittorie di Solimano in Ungheria, ove era stata conquistata Budapest, dimorò ancora una volta alla Giudecca (32). Quivi fu pure alloggiato l’ambasciatore Tommaso Contarmi, inviato alla Porta nel 1528 per ottenere il permesso dell’esportazione di cereali; accanto al Contarmi si trovava alla Giudecca anche Pietro Zen, che risiedette nuovamente a Costantinopoli dal 1526 al 1530 col titolo di ambasciatore e vice bailo (33). Anche lo Zen aveva preso parte nel 1526 alle feste fatte in Costantinopoli per le vittorie di Solimano in Ungheria : « per dimostrar alegreza di la vittoria fece coprir davanti la sua caxa di panno d’oro et far una fontana che bufava vin, et fece corte sbandita quel giorno » t34). La località della Giudecca, che troviamo così spesso menzionata come luogo di dimora degli ambasciatori veneziani, va posta a Stambul: sia perchè tale conclusione ci appare risultare dall’insieme delle notizie riportateci dal Sanuto (35), sia perchè a Stambul, e precisamente presso la località dove ora sorge la Yeni Validè Giamì sul Corno d’Oro, vi era il più importante quartiere ebreo dell’epoca, al quale conduceva una porta detta appunto Porta Ebraica (Cifut Kapù) ; di ciò ci offre una conferma anche il cronista tedesco Salomone Schweigger, che fu a Costantinopoli tra il 1578 ed il 1581, il quale ricorda che molti ebrei abitavano a Costantinopoli, dove avevano le proprie strade entro le mura della città, dal lato del Corno d’Oro, con una porta sul 42