124 — I Dardanelli con i castelli di Sesto ed Abido. Abido ai Dardanelli. Con lui si trovavano solo il ragionato, il giovane di lingua Alberti e tre servitori. Il segretario Franceschi (che si era prima rifugiato presso l’ambasciata di Francia e poi presso i cappuccini), con i dragomanni Gian Rinaldo Carli e Bartolomeo Bruti ed altri membri del bailaggio, in numero di 42 persone, erano stati separati dal bailo e rinchiusi nel castello delle Sette Torri (Yedi Kulè) a Stambul, ove un’iscrizione incisa dagli internati sulle mura di una torre ha tramandato fino ai giorni nostri il ricordo della loro prigionia. AH’internamento sfuggirono solo alcuni dragomanni che, con dolore del bailo, erano fuggiti allo scoppio dell'incidente. Nello stesso castello erano stati internati numerosi prigionieri veneziani nella guerra di Candia e nella prima guerra di Morea, tra cui quel Pietro Antonio Bembo che è ricordato in un’iscrizione conservata sulle mura del castello e che occupò il periodo della sua detenzione nel compilare uno studio di geometria (fig. 126) (17). « Il trattamento che mi si fa — scriveva il Memmo dal carcere dei Dardanelli — è inumano, e l’alloggio è tale che per se medesimo con il progresso può tutti perderci. La luce v’entra per una assai piccola finestra per cui ci si passa anco il cibo, ma da quella il ciel non si scorge, essendovi all’incontro il maschio della fortezza per il quale discende a noi un aere grave e pericoloso, e il terreno è così umido, fangoso ed infetto che per l’esalationi che n’escono 259