T_Jn dispaccio dell’ambasciatore e vice bailo Pietro Zen del 19 agosto 1527, diretto ai capi del Consiglio dei Dieci, è datato dalle Vigne di Pera (fig. 28) (]). È questa la prima menzione che abbiamo trovato del soggiorno di un rappresentante veneto nella regione detta i Giardini o le Vigne, situata sulla sommità della collina di Pera, fuori delle mura di Galata, regione che assunse poi il nome, che ancora conserva, di Pera. L’ambasciatore si trovava colà anche nel maggio 1532 : il Sanuto ricorda infatti sotto tale data una lettera dello Zen in cui questi riferisce che, volendo conferire col comandante dell’armata turca, lo aveva incontrato ed aveva avuto con lui un lungo colloquio alle Vigne, ove «li preparò uno disnar a la caxa dii Cantacusino, la qual tengo rispeto dii morbo licet al presente la terra sia sanissima » (2). Lo Zen era colà anche nel luglio dello stesso anno: il «defterdar» (tesoriere), riferisce l’ambasciatore in un dispaccio ricordato dal Sanuto, « mandò fin qui fuora a le Vigne a chiamarmi. Io cavalcai a la Porta » (3). La notizia conservataci dal cronista sotto l’anno 1532 ci indica il motivo principale che diede origine ai vari luoghi di villeggiatura fuori di Costantinopoli, ossia il timore della peste, pericolo grave e continuo che incombeva sugli abitanti della capitale e del quale è fatta così frequente menzione nei rapporti dei rappresentanti veneti (4). La sommità della collina di Pera, località salubre, purificata dai venti e rallegrata da una meravigliosa vista sul Mar di Marmara, il Bósforo e la costa d’Asia, era in quell’epoca ancora scarsamente abitata ed offriva un facile rifugio in caso di epidemie, fuori dalle popolose viuzze di Galata. Alle Vigne vi erano, oltre alla casa del Cantacuzeno occupata nel 1532 dallo Zen, alcune 6 81