si uscisse et di ciò se ne ha parlato fino a la Porta con grandissima laude di queste due natione » (50). Nel corso della seconda missione, lo Zen assistette nel 1530, assieme all’ambasciatore Tommaso Mocenigo, appositamente inviato da Venezia, ed al nuovo bailo Francesco Bernardo, alle grandiose feste per la circoncisione dei figli di Solimano, feste che si svolsero con grande pompa e per vari giorni sulla piazza dell’ippodromo (51) : « si stà in feste et triumphi de lì — nota il Sa-nuto — nè si pensa di guerra » (52). Nello stesso anno 1530 lo Zen comunicava a Venezia che una persona venuta da Alessandria proponeva l’istituzione in Turchia di un monopolio per le spezie, le sete e gli zuccheri : queste merci avrebbero dovuto essere acquistate per conto del sultano in Siria ed al Cairo e venire trasportate a Costantinopoli per essere ivi vendute. Incaricato di dirigere tale organizzazione avrebbe dovuto essere Alvise Gritti i53). Non sembra però che si sia tentato di mettere in pratica tale progetto: esso avrebbe causato un nuovo intralcio al commercio dei veneziani, i quali avevano bisogno di ben altri provvedimenti che non delle complicazioni di un monopolio statale per tentare dì trovare, se pur era possibile, qualche rimedio alla deviazione del commercio dell’india. Tornato a Venezia nell’ottobre del 1530, assieme al Mocenigo, lo Zen non doveva rimanere a lungo in patria. Dopo le dimissioni del bailo Francesco Bernardo, contro il quale erano giunte proteste e critiche da parte di alcuni mercanti veneziani di Pera, fu eletto di nuovo nel 1531 ambasciatore e vice bailo lo Zen. A Costantinopoli egli fu accolto molto onorevolmente dal sultano al quale offrì, come al solito, dei doni che furono questa volta particolarmente scelti e ricchi : « el presente — scrive lo Zen — è famosissimo per tutta la terra per cosa mai più venuta a questa Porta » (M). Lo Zen ebbe anche questa volta ad occuparsi di vari incidenti, come di una carovana veneziana che era stata assassinata, e di controversie tra mercanti saraceni e veneziani che egli doveva dirimere: «cargo grandissimo — scrive —. Dio me insegni la via ». Egli continuò a seguire con estrema attenzione gli armamenti turchi, cercando di conoscere dove e contro chi sarebbero stati diretti : in Puglia, in Sicilia, alla spiaggia romana o contro Genova ? All’uopo si serviva anche di informatori : « è stato l’amico a parlarmi », scrive una volta (55), e riusciva anche a procurarsi copia di qualche documento della Porta. Come al solito, riceveva da Venezia e trasmetteva alla Porta notizie sulla situazione politica in Europa, così come le informazioni inviate dagli ambasciatori a Venezia venivano trasmesse dalla repubblica ad altri rappresentanti veneti per essere comunicate ai governi presso i quali erano accreditati. I rapporti turco-veneti erano buoni in quel momento: « parlano de 53