morte del figlio Lorenzo annegato in Adriatico nel naufragio della nave colla quale portava al padre i consueti doni per la Porta, egli trovò, come si disse, che la casa bailaggia era diventata quasi inabitabile per il lungo abbandono, e curò di farla in parte riparare. Si preoccupò poi di celebrare con pompa speciale, allo scopo di ristabilire il prestigio del rappresentante veneto, la tradizionale cerimonia deH’ingresso solenne che da tanti anni non era stata veduta a Costantinopoli. « Egli è vero — scrive — che m’è stato di gran pena l’ha ver l’informationi necessarie per adempirla ; la maggior parte giovani, e li vecchi perduta quasi la memoria di tanto tempo, m’hanno posto in necessità di mendicar molti lumi per ben adempire a tutte le parti di queste vecchie apparenze et al banchetto in particolare, che a circa 80 persone si fa in ordine dell’entrata tra turchi e christiani, invitandosi tutti li mercanti delle nationi, li principali greci e cattolici di Pera, Galatà e Costantinopoli, ambasciatore di Francia, officiali e ministri ». La cerimonia ebbe luogo il 10 luglio, partendo con seguito brillante di turchi ed europei dal consueto posto delle Acque Dolci. « Il concorso di tutta la città e popolo — narra il Molin — era numerosissimo per tutte le stradde, non valendo a rappresentar alla Serenità Vostra il giubilo universale de christiani, de turchi nel veder rimessa in questa città la carica di Ministro di Vostra Serenità sopra ogni altra amata e stimata. Seguì il banchetto con tutta quiete e sodisfattione de convitati, con balli e giochi al dopo pranzo e con universale applauso». Il «kaimakam» aveva ricevuto dal visir istruzioni di trattare il rappresentante veneto come il conte Leslie, ambasciatore dell’imperatore nel 1665 : « perciò — racconta il Molin — mi invitava ad un solenne pranzo per il mercordì in uno di questi giardini coll’assistenza de principali ministri della Porta, e con quelle musiche, suoni, balli et altri giochi che furono pratticati con Lesle, così ho essequito hieri mercordì con pompa veramente reggia non solo per la qualità del pranzo e dell’aparato ma della moltiplicità di musiche al lor uso, di balli, giochi e specie di comedie, de quali ho compreso i gesti ma non compresa la sostanza, havendo il tutto durato dalla mattina per tempo sino alli 21 hora, nel qual tempo ho goduto molte accoglienze e dimostrationi d’affetto... » (85). Il Molin si recò subito dopo ad Adrianopoli, dove si trovava la corte, per essere ricevuto in udienza dal sultano. « Rivenni a casa — termina il Molin il dispaccio nel quale descrive tale udienza — più morto che vivo, afflitto da si lungo tedio sotto il peso di veste e di manto, e con forze si languide che ben mi avviddi trovarmi in una fastidiosa convaliscenza, in contingenza della salute, nè rimessa nè ricuperata per anco. Dio Signore facci di me la sua volontà, morirò almeno contento d’havere terminato le fun-tioni tutte di questa fastidiosissima carica, lasciando alla Divina Providenza la disposizione della mia vita e della mia morte » (86). In queste parole vi era •4 209