(29) Copia del rapporto si trova nell’Arch. di Stato di Venezia (Regno d’ Italia, Prefettura dell’Adriatico, B. 177, fase. Consolati). L’esemplare inviato a Milano, assieme al già cit. rapporto del presidente della camera di commercio di Venezia relativo al commercio ed ai consolati veneti n Levante, si conserva in quell’Arch. di Stato, Min. Aff. Esteri, cartella 481, fase. 836. Tra le carte del Giacomazzi nel Museo Civico di Venezia (mss. Cicogna, B. 3503) esiste una minuta del suddetto rapporto, assai diversa dal testo definitivo, minuta alla quale abbiamo più volte occasione di riferirci, e che è stata quasi integralmente pubbl. da B. B., II, 352 segg. (30) Ch. Pf.rtusier, Promenades pittoresques dans Const. et sur les rives du Bosphore, II, Parigi, 1815, p. 247. (31) Dengel, Dvoräk e Egger, op. cit., p. 141. (32) Della perizia circa i lavori da eseguire fu incaricato il barone Giov. Antonio Testa, cancelliere dell’ internunziatura, che si fece assistere dai « calia » armeni Chircor e Ohanes e, come intenditori di costruzioni, da G. B. Navone e Francesco Chabert, rispettivamente dragomanni di Napoli e d’Inghilterra; essa fu trasmessa a Vienna dallo Stürmer col disp. 25 maggio 1806, n. 10, assieme alla pianta del Peverata. La perizia contemplava riparazioni al palazzo vero e proprio per 16000 piastre, e, per la somma rimanente, a tutte le costruzioni situate nella zona acquistata dal Soranzo nel 1702 (cucine, cisterna, ecc.), a quelle poste dal lato del giardino (portineria, prigioni ed alloggio dei giannizzeri, scuderia, lavanderia, ecc.) ed ai muri di cinta. Nel suo rapporto di accompagnamento il Testa proponeva anche di fabbricare una nuova sede per la cancelleria e l’ufficio postale nel lato del recinto verso la Via Tom-Tom, pur lasciando sotto a questi uffici le prigioni e l’alloggio dei giannizzeri, e di trasportare a destra del palazzo l’alloggio del portiere (operazioni queste che avrebbero richiesto, secondo lo Stürmer, un’ulteriore spesa di 8000-10000 piastre), ed insisteva, come avevano fatto in passato i baili Nicolò Foscarini e Federico Foscari, sull’ importanza di costruire un muro a protezione della proprietà anche dal lato del Ciucur Bostan. Tutte queste opere furono infatti eseguite tra la fine del 1816 ed il principio del 1817, come appare dalla seconda pianta del Peverada. (3S) Prokesch von Osten, Denkwürdigkeiten, già cit., I, 438, III, 137, Stoccarda, 1836-37. (34) L’ambasciata d’Austria, scrive il Walsh, « had belonged to thè Venetians, and seemed to bear a charmed life. It had stood almost since thè time of thè crusades [!], and all thè fires seemed to turn aside from it, as if they knew it to be incombustible ». Il palazzo era stato minacciato anche dall’incendio scoppiato a Tophanè il i° marzo 1823: lo stesso Walsh, che la sera di quel giorno pranzava nel palazzo di Venezia, notava che questo era « flanked by an immense amphi-theatre of fire, as if it was at thè bottom of thè crater of an ignited volcano » (R. Walsh, A residence at Const. già cit., II, 122, 323 seg.). (35) F. Fliegner, Bilder aus Const., Breslavia, 1853, p. 50. Nel 1841 anche la Francia stava ricostruendo il suo palazzo, ma in forma molto inferiore a quello di Russia (G. F. Baruffi, Viaggio in Oriente, Milano, 1847, p. 190). i36) « Die Internuntiatur hat den venetianischen Palast inne — scrive tale viaggiatrice — ; kein Prunkgebäude, aber ruhigstattlich, wie Oestreich das immer und überall in seinem äusseren Auftreten ist, und wie ich das bei Staaten und Menschen unbeschreiblich gern habe, ohne eine Spur von Ostentation. Mir gefällt es doppelt, wegen der ausserordentlichen Zuvorkommenheit seiner Bewohner » (I. Gräfin Hahn-Hahn, Orientalische Briefe, I, Berlino, 1844, p. 233 seg.). (37) Monsignor Jacopo Mislin, 1 Luoghi Santi, Milano, 1858, p. 129 seg. (38) « C’est de ses bureaux que part, deux fois par mois, le courrier chargé 'des lettres de Constantinople, de Smyrne et autres villes de l’Asie pour la chrétienté », nota A. Brayf.r, (Neuf années à Const., II, Parigi, 1836, p. 97). Lo stesso rilevano le guide per 1’ Oriente (Guide du voyageur à Const., di F. Lacroix, Parigi, 1839, p. 78; Guide en Orient, di Quétin, Parigi, 1844, p. 501; G. Dempwolff, Konstantinopel. Ein Führer für Reisende nach Stambul, Lipsia, 1860, p. 49). Il trasporto della corrispondenza per la via di Vienna, a preferenza della via per Cattaro e Venezia, si era affermato fin dal sec. XVIII. Nella già cit. minuta del suo rapporto del 1809, il Giacomazzi scriveva a tale proposito ; «.... la Legazione austriaca istituì una posta regolare con il mezzo di due giannizzari a cavallo andanti e venienti due volte il mese. La solecitudine con cui aveva corso con questo mezzo il carteggio persuase ben a ragione tutto il corpo diplomatico nonché il ceto mercantile a preferirla a quella di Venezia. Lo stesso Bailo incominciò a spedire i suoi dispacci con il mezzo [sic], risservando ai suoi portalettere il trasporto di tutti li atti di contabilità e di amministrazione. Molto tempo dopo anche la Spagna istituì la sua posta sicché quella [di Venezia] divenne del tutto inutile, per la qual cosa ed in riflesso pur anche alla gravosa [sic] che apportava, venne 386