gli ufficiali e marinai delle navi, non fossero stati perseguiti e puniti, e mettendo in rilievo che il dolore provato dal Morosini per la disapprovazione della repubblica ne aveva affrettata la morte. Il suddetto incidente provocò anche un divieto per le navi da guerra veneziane di penetrare nei porti ottomani, divieto che durò fino verso la fine della repubblica (98). Nel viaggio di andata a Costantinopoli si era unito al Civran l’abate Michele Benvenga il quale, nella relazione del suo viaggio, racconta pure gli avvenimenti sopra narrati e descrive poi il solenne ingresso del bailo a Pera e la sua visita al visir ("). Assieme al Civran si era anche recato in Turchia, ove rimase circa un anno, il giovane bolognese Luigi Ferdinando Marsigli, che studiò nelle sue « Osservazioni intorno al Bosforo Tracio o vero Canale di Costantinopoli », dedicate alla regina Cristina di Svezia, le correnti del Bosforo, mettendo per primo in luce l’esistenza di una corrente inferiore diretta dal Mar di Marmara verso il Mar Nero; a seguito di numerose osservazioni fatte nel palazzo bai-laggio, egli stabili anche, con notevole precisione, la latitudine geografica di Costantinopoli. Il Marsigli, scienziato soldato e diplomatico, ebbe poi una vita avventurosa. Militando pochi anni dopo nell’esercito cesareo agli ordini del maresciallo conte Caprara, anch’egli un italiano, il Marsigli fu fatto prigioniero dai turchi, e dopo molte sofferenze liberato nel 1684 proprio per opera del Civran, che gli inviò da Venezia il prezzo del riscatto consistente in 400 zecchini. Il Marsigli tornò di nuovo in Turchia nel 1691 come ambasciatore dell’imperatore per trattative di pace, e prese poi parte al congresso di Carlowitz. Tra le varie sue opere è notevole quella, terminata nella quiete di Maderno sul lago di Garda, sullo stato militare dell’impero ottomano, frutto delle osservazioni da lui fatte nei soggiorni a Costantinopoli e nelle guerre contro i turchi (10°). Il Donà, che succedette al Civran e che trovò nel Benetti il suo storiografo, potè condurre per qualche mese una esistenza abbastanza tranquilla, ma anche la sua missione ebbe una fine brusca ed infelice. Essendo infatti accaduto un sanguinoso incidente in Dalmazia tra i morlacchi, sudditi veneti, ed alcuni turchi, egli credette di tacitarlo col versare 175000 reali al tesoro imperiale, 35000 al visir ed altrettanti ad altri ministri. Tale soluzione fu però disapprovata dalla repubblica, che ammetteva il ricorso ad indiretti e moderati esborsi per sopire i sempre nuovi incidenti, ma non il pagamento ufficiale di grosse somme al tesoro dell’impero, come aveva fatto il Donà. Questi fu perciò richiamato e, al suo ritorno a Venezia, posto sotto processo per quanto in definitiva assolto e reintegrato nelle sue dignità (101). Il trattamento usato ai baili Morosini, Civran e Donà contribuì a spingere la repubblica ad unirsi alla sacra lega, allora in lotta con l’impero otto- 218