(46) Una sezione speciale del cimitero di Ferikoi a Pera, decorata da apposito monumento commemorativo, è riservata ai soldati italiani deceduti nell’ospedale di Yeni Koi durante la guerra del 1855-56, che sono commemorati il 18 agosto di ogni anno. Vicino ad essi sono state raccolte pochi anni or sono le salme di alcuni soldati e marinai italiani deceduti durante la guerra generale e l’armistizio. Una pianta degli ospedali di Yeni Kòi, e dei magazzini che il corpo di spedizione sardo aveva costruito a Stenia ed a Kurucesmè, è contenuta nel Ricordo pittorico militare della spedizione sarda, in Oriente, pubbl. a cura dello Stato Maggiore, Torino, 1857. (46) Una incisione analoga è contenuta nell’opera di P. de Tchihatchef, Le Bosphore et Const., Parigi, 1864. (47) Tale protocollo era del seguente tenore: «Le Plénipotentiaire de Sa Majesté 1’Empereur d’Autriche ayant appelé l’attention du Plénipotentiaire de Sa Majesté le Roi d’Italie sur l’article additionnel de la Convention conclue entre l’Autriche et la France, en date du 24 août 1866, portant que « la propriété des palais de l’Autriche à Rome et à Constantinople, ayant anciennement appartenu à la République vénitienne, demeure acquise au Gouvernement autrichien », le Plénipotentiaire de Sa Majesté le Roi d’Italie n’a pas hésité à admettre la validité de cette stipulation» (1. s.) Menabrea-Wimpffen (Martens, Nouveau recueil général de traités, XVIII, p. 413; Dengel, Dvorak e Egger, op. cit., p. 147, n. 4.) (4S) Specialmente memorabile, nei ricordi della nostra colonia, è il soggiorno fattovi a più riprese da G. Garibaldi, che nel 1831 abitava in Via Linardi a Pera (cfr. G. Zaccagnini, La vita a Cost., Torino, 1909, p. 78 seg.). Bella figura di patriotta è pure quella di Francesco Gherardi Dragomanni, ricordato da una eloquentissima lapide ora murata sul monumento-ossario nel cimitero di Ferikoi, da noi illustrata in un articoletto nel « Bollettino» della «Dante» di Costantinopoli, a. VIII, n. 40, 15 gennaio 1927. (49) Finora non abbiamo potuto trovare documenti ad illustrazione di questa tradizione. (50) Tale visita è descritta da F. Coglievina, Il viaggio in Oriente di S. M. Francesco Giuseppe I, Trieste, 1869, p. 43 segg. Un esemplare di quest’opera, rilegato in velluto rosso e dedicato dall’autore al sultano Abdul Aziz, era finito nel 1926 sul banco di un piccolo rivenditore di libri in Pera! (61) Ch. de Moüy, Lettres du Bosphore, Parigi, 1879, p. 48 : « ... l’Ambassade d’Autriche — questi scrive — est installée dans l’ancien palais de Venise, construit dans les derniers jours de la République (le lion d’or en bas-relief existe encore sous le péristyle) et pareil avec les colonnes plates de sa façade et les tuiles rouges de son toit aux maisons de plaisance du Vicentin et du Padouan » (62) Le informazioni relative al palazzo nell’epoca contemporanea provengono specialmente da connazionali stabiliti a Costantinopoli che presero parte a quasi tutte le opere accennate, nel corso degli ultimi quarant’anni dell’occupazione austriaca. I restauri fatti dal Calice sono ricordati anche da N. Campanini nel 1888 (cfr. Spallanzani, Viaggio in Oriente, già cit., p. 136 seg.), e più tardi da F. Nunziante (Sul Bosforo. Note ed impressioni, Roma, 1897, p. 190). (63) Alcune di esse erano adibite ad alloggio per i funzionari, altre a scuderia e lavanderia: le prime furono costruite in legno, le seconde in muratura. (54) Mentre duravano i lavori, il Pallavicini si trasferì nell'alloggio del consigliere, in una delle casette entro il giardino del palazzo. (“) In essa di trovavano, come all’epoca veneziana, le cucine e l’abitazione di parte della servitù: ora è adibita a lavanderia ed alloggio dei « cavass ». Nella stessa occasione fu demolita la casetta posta dirimpetto alle cucine, che era cadente, al posto della quale vi è ora la rimessa per gli automobili ; la cisterna, che esisteva all’epoca veneziana nel centro del piccolo cortile tra le suddette costruzioni, è ora coperta. Fu poi abbattuta la casetta in legno, che serviva per il portiere, situata sul piazzale che precede il palazzo; in compenso vennero costruite presso la strada, ai due lati del portone d'ingresso, due basse casette ad un piano, ora scomparse, per il portiere ed i « cavass », come pure l’abitazione del giardiniere sul terreno acquistato nel 1900. Nel muro a ridosso del giardino dei Padri di Terra Santa, davanti al palazzo, vicino al portone d’ingresso, si vede tuttora una campana che serviva ad annunziare le visite: «À son entrée dans un palais, — nota il Tancoigne — l’ambassadeur est salué de trois coups de cloche, l’envoyé ou ministre plénipotentiaire, de deux. Les simples chargés d’affaires sont privés de ce singulier hom- 388