a Vienna sul conto del Vendramin, per gli stretti rapporti che questi aveva mantenuto con l’ambasciata di Francia poco prima della caduta della repubblica. Pur giudicando il Vendramin « honnête homme mais foible, irrésolu », l’intemunzio aveva cura di far presente a Vienna : « l’ex-Bailo, un des premiers hommes du Patriciat par les charges qu’il a remplies, méritera d’être traité à son retour à Venise comme ceux de son rang ». Quanto al personale del bailaggio, l’internunzio cercava di amicarselo, mirando a farlo poi passare in gran parte al servizio dell’Austria (13) : all’uopo aveva accordato un sussidio mensile al vecchio dragomanno Mascellini ed a quattro giovani di lingua (Choch, Sanfermo, Agapito e Mascellini) che abitavano nel palazzo, i quali erano rimasti privi di qualsiasi mezzo di sussistenza. L’internunzio tentava inoltre, nonostante le istruzioni di Vienna, di trattenere il Vendramin a Costantinopoli finché l’atteggiamento dell’ambasciata di Francia fosse divenuto meno intransigente, considerando che la presenza del Vendramin nel palazzo costituisse una buona garanzia, e temendo che con la partenza dell’ex bailo la questione sarebbe giunta ad un punto critico. Qualche tempo dopo, il rappresentante francese, pur conservando inalterate le sue pretese sull’edificio e sugli archivi di Costantinopoli, acconsentiva alla spartizione degli archivi dei consolati, cominciando da quello di Smime, per il quale l’internunzio inviava da parte sua istruzioni precise al console austriaco in quella città (14). Intanto erano incominciate a giungere a Costantinopoli le notizie della spedizione di Napoleone in Egitto, che rendeva difficili le relazioni della Francia con la Porta. Meno preoccupato allora dell’opposizione francese, l’internunzio permetteva la partenza del Vendramin. La spedizione napoleonica provocava poco dopo la rottura delle relazioni diplomatiche fra la Turchia e la Francia e l’adesione della Turchia alla coalizione anti-francese : l’incaricato d’affari francese Ruffin, con altri membri dell’ambasciata di Francia, veniva internato il 2 settembre 1798 nel castello delle Sette Torri, ove doveva rimanere per tre anni, fino al 26 agosto 1801. La temporanea scomparsa dell’influenza francese a Costantinopoli e successivamente un grande incendio scoppiato a Pera il 13 marzo 1799, che distrusse gran parte di quel quartiere ed incenerì tra l’altro il palazzo del-l’internunzio, danneggiando anche quello d’Inghilterra, determinò un importante mutamento nelle sedi di queste due rappresentanze. Il barone Herbert Rathkeal, che fin dal settembre 1798 aveva preso possesso dell’archivio del bailaggio (15), si trasferì infatti nel palazzo di Venezia : « Le lendemain — egli riferisce a Vienna, dopo aver narrato 1’ incendio e la distruzione del suo palazzo — on découvrit sous les décombres, dans les magasins et au jardin 358