CONTE L. F. MARSILI mento non liberamente dato, non era per poter offrire ad altri la sua spada, ma per riserbare solo a sè — e non ad un divieto — il merito di mantenere fedeltà all’imperatore. E difatti non pensò più all’antica vita e se per due volte fu costretto a trovarsi in mezzo ad armi e ad armati, fu per obbedire da suddito fedele ad un invito del Papa. Del resto mai più rivolse il suo tempo e la sua mente a cose guerresche, ma solo al sapere ed all’indagine scientifica diede attività e costanza di cure. Veramente il mutamento suo di lavoro non poteva sorprendere: più che volgersi a qualcosa di diverso, tornava più intensamente a ciò che già nel passato aveva coltivato e con non scarso amore: era un ritorno più che un principio. E come voleva la sua natura non tranquilla, ma irruente, più fatta di passione che di calma ragione, si cacciò tutto negli studi ed a mille argomenti si diede con entusiasmo, tutti volendo portare in porto, su tutti raccogliendo dati e fatti, su tutti facendo appunti che troviamo disseminati ne’ suoi manoscritti. Forse gli si può rimproverare di essersi troppo diviso e di aver diviso il suo tempo fra soggetti troppo disparati: dai funghi al mare, dai cristalli e dalle varie sorta di legni alla storia della casa di Asburgo, ma il M. era così: aveva bisogno di mille temi per lavorare, a-veva bisogno di veder ammonticchiati sul suo tavolo libri e fogli di appunti per sentirsi spinto ad intensificare la sua attività. Se avesse meno abbracciato, forse avrebbe concluso di più e forse più compiute monografie avremmo di lui; però meno ampio giudizio potremmo dare della vastità della sua coltura e della sua - 93 ~