MARIO LONGHENA e visita cave di gesso e ne confronta pezzi con quelli del Bolognese. Col gesso sono mescolati frammenti di zolfo, e lo zolfo si raccoglie in miniere non molto lungi dalle cave di gesso. Ed il Marsili si decide a comporre una mappa in cui siano rappresentate le cave di gesso e le miniere di zolfo, per vedere qual’è il rapporto fra le une e le altre, e se dov’è il gesso, ivi sia anche Io zolfo e viceversa. La mappa la costruisce, comprendente il versante del-l’Appennino da Parma ad Ancona, e su di essa va segnando con molta precisione i luoghi dove à osservato la presenza, maggiore o minore, di questi minerali. Così essa si riempie di simboli che indicano il gesso o lo zolfo, or più frequenti ora più radi, e quindi il Mar-sili può seguire il comportamento degli strati gessosi e solfiferi. Naturalmente non può il Marsili seguire queste linee minerarie punto per punto, perchè esse s’interrompono, o meglio, del minerale è interrotta l’escavazione o per non necessità o per troppa profondità. Ma la presenza del gesso e dello zolfo, qua e la, sempre però sulla stessa linea, permette al Marsili di ricostruire l’andatura di tali riserve minerarie, ed anche di tirare conclusioni. « L’universale linea di gesso — così conclude — cammina lungo le falde dell’Appennino opposto a settentrione e che riguarda il lido dell’Adriatico... E benché non sia nota che interrottamente in diversi luoghi, ad ogni modo convien di credere che sia continuata, ma non conosciuta per mancanza di esca-vazione, non essendo in sito dove sia lo smaltimento e l’uso, come vediamo succedere la notizia di essa vena vicina a lochi abitati e popolati, anzi a città, attorno - 214 -