MARIO LONGHENA deliberazione il rapporto che tosto invia il generale Della Torre mandato subito per « prendere esatta notizia dei modi e delle ragioni della resa ». Costui che giudica con mente sgombra da ogni preconcetto e con animo scevro da simpatie od antipatie, esamina ogni cosa, riferisce che la resa era avvenuta con il debito onore dell’esercito assediato. Ed intanto, mentre gli avvenimenti si susseguono con rapidità soverchia, ecco giungere alla corte di Vienna — da cui era partito solo il 2 settembre — il capitano Kaiser che il M. aveva inviato con lettere sue e eoa precise istruzioni. Due lettere egli recava: una diretta al M. ed una al Conte d’Arco, ma anche di questa al M. fu data di poi comunicazione. In complesso son due buone lettere, buone perchè non risparmiano nè giuste lodi nè meritati rimproveri, perchè si appellano al senso d’onore dei due generali e li invitano a posporre i privati rancori e gli odi personali al bene superiore dello stato per cui impugnano le armi, perchè in fondo si dà la dovuta soddisfazione all’opera del M. e non si cerca di nascondere e di passar sotto silenzio i difetti e le debolezze del Conte d’Arco. Entrambe poi partono da un presupposto che è chiaramente precisato nella seconda lettera, in quella al Conte d’Arco, cioè che nella piazza di Breisac ci fosse bastante provvigione contro i nemici sì di gente come di altri requisiti. E tale persuasione l’imperatore Leopoldo, il firmatario delle due lettere, non traeva da una persuasione personale o da riferimenti orali e di non competenti, ma da un avviso del Principe di Baden, il comandante supremo degli eserciti imperiali operanti sul Reno. E in base a questa persuasione si fa espresso ordine ~ 70 ~