MAK10 LONGHENA mente capace di affrontare e di proporsi i più svariati quesiti. Come s’è visto, era appena uscito dal processo di Bregenz che attendeva ad un trattato sulle misure e sui pesi antichi e moderni e ad altri argomenti, e mentre era in Brisacco e doveva compiere i suoi doveri di generale ed anche difendere sè dai tentativi che volevano coinvolgerlo in responsabilità assai gravi, raccoglieva funghi e lumache, e ne scriveva lettere piene di acute osservazioni al canonico Lelio Trionfetti. Gli argomenti vecchi gli ritornavano alla mente ed egli da buon generale li ordinava, disponeva il piano onde meglio assalirli: i fatti che li dimostravano o li negavano erano come brave e valorose schiere che guidava sapientemente, e le difficoltà erano fortezze o posizioni più o meno ardue che bisognava aggirare o affrontare. In fondo anche in questa sua nuova attività è come un saggio capitano che comanda a truppe più obbedienti e da cui non può temere nè ribellioni nè viltà. Ma gli argomenti che più gli stanno a cuore e che sono come il centro verso cui punta le batterie della sua indagine sono il mare — l’antico suo sogno che tenta di interpretare con fedele spirito di commentatore — e l’organica struttura della terra. E vicino ad essi — contributo più o meno notevole alla loro risoluzione — il M. si compiaceva di accarezzare altri problemi: le miniere che qua e là aveva incontrate nella Svizzera, i cristalli e la loro formazione. Ben presto l’animo suo si acqueta in essi e tutto il passato quasi scompare, dileguandosi come in una nebbia grigia: forse, guardando ben addentro nelle profondità del suo spirito si può scorgere come un senso