CONTE L. F. MARSILI care — a più alta meta egli mirava e difatti si pose a stendere il suo trattato sul Bosforo Tracio — se appare qua e là ingenuo e talora un po’ puerile, à però osservazioni profonde che sorprendono il lettore, perchè dimostrano che alla sua giovane età sapeva andar oltre le apparenze e giungere alla sostanza delle cose, e tra le cose particolari, spesso più appariscenti, giungere all’essenziale, e che lui, inesperto del mondo e degli uomini, vissuto fra gli studi ed un po’ fra i giovani della sua casta, era riuscito a penetrare con sufficiente perspicacia ed a determinare quasi con precisione una delle anime più complesse e più ricche di tenebrosi meandri e meno comprensibile agli occidentali, l’anima turca. C’è in questo diario tutta quella serie di osservazioni geografiche ed oceanografiche che poi ordinate e sistemate saranno esposte nella dissertazione sul Bosforo Tracio, e ci sono tutti quegli appunti che ampliati ed accresciuti costituiranno come il fondamento del maggiore trattato sullo Stato Militare dei Turchi. Quindi importanza non poca à il breve lavoro, che non à pretese, sull’attività successiva del Marsili, il quale di poi utilizzando ciò che aveva visto e scritto prima, lo completava e lo faceva perfetto. E poiché delle opere che sono come la conclusione e lo sviluppo di questa più oltre si parla a lungo, non aggiungeremo altro; solo qui diremo che il richiamo del Civrani a Venezia determina il Marsili ad abbandonare Costantinopoli, ma però questi non va col bailo per mare, torna a Venezia, seguendo la via di terra. Da Costantinopoli per Adrianopoli e Filippopoli giunge a Sofia e quindi per la vallata della Morava a Belgrado: di qui, attraversata la Bosnia, riesce a Spalato e seguendo la costa - 13 -