CONTE L. F. MARSILI M. fece distribuire — manifesto rivolto a tutti gli ordini della città — nel 1728. In esso non è specificata alcuna ragione di dispiacere particolare, alcun motivo speciale di malessere contro qualcuno o determinato da qualcuno, alcun affronto ricevuto od offesa avuta; ma c’è un senso vago di sconforto, un senso, quasi pauroso, del domani ed uno scontento che fa male e ci fa pietosi verso il Marsili. Ho fatto — egli dice -— quel che dovetti come soldato e sei-vii con animo leale e con ossequio ai giuramenti. Tornato in Patria tutte le mie forze dedicai alla scienza e per essa e per innalzarne le sorti nella mia città spesi denari e tempo. Nè mi pento: era mio dovere dare alla città quello che a me giovinetto, elevandomi all’amore del sapere, mi aveva dato. Ho eretto un Istituto che l’Europa ci invidia, l’ò provveduto di quel materiale che nemmeno i meglio forniti istituti congeneri posseggono. In questa mia fatica ò avuto soccorrenti e confortanti Pontefici e Legati pontifici, che hanno dato più di quel che dovevano, che m’ànno assistito più amorosamente di quel che potevo sperare. Ogni mia attività fino all’ultimo 6 dato: ora sta a voi. Se esso non toccherà la sua meta, a me non si imputerà la colpa. Tale è il contenuto del manifesto. E forse più che ragione determinata è la sfiducia che assale l’uomo già stanco e non lontano dalla sua dipartita, forse è la speranza della sua mente più grande di ogni realtà raggiungibile che si affloscia stanca, forse è quella tema che assale chi è stanco e lo avvia nei pericolosi sentieri del disperare, forse son tutte queste ragioni insieme. - 127 ~