MARIO LONGHENA dai vari paesi d’Europa in Turchia e le esportazioni da questa in tutt’Europa. Onde nelle casse delFimpero entra il 3 % del valore delle merci che entrano, mentre da quelle che escono si ricava non indifferente quantità di monete d’oro delle diverse nazioni importatrici di merci turche. Così la somma dei dazi riscossi e dei tributi dei singoli cittadini permette al governo ottomano di mantenere un non piccolo esercito. Le entrate statali divise in sei casse, cioè in sei partite — press’a poco i titoli dei nostri bilanci — e le uscite, disposte in un lungo elenco sono studiate nei capitoli undicesimo e dodicesimo. I capitoli XIII-LXIII sono tutti dedicati alla milizia ottomana, che si può dire l’argomento principale dell’opera e quello intorno a cui gli altri argomenti si adunano per meglio illustrarlo; e le divisioni dell’esercito ed il nome dei capi ed i vari corpi speciali e le milizie delle singole regioni disposte in tavole sono i soggetti di tutti i capitoli. Interessanti poi sono i nomi delle suddivisioni in beylati delle provincie rette da Pascià I mediante questi scrupolosi elenchi sarebbe possibile rifare la carta amministrativa dell’impero turco, alla fine del secolo XVII, cioè nel culmine della sua potenza. E non c’è solo la Turchia Europea, ma anche quella d’Asia e non mancano neppure le provincie d’Africa soggette. I rimanenti capitoli, cioè fino al 84° — ultimo della prima parte — riguardano la marina turca: ed anche qui i particolari sono molti, tanto che si può quasi con precisione dire la potenzialità marinara di questo popolo. - 206 -