MARIO LONGHENA rano sempre con le loro cime l’altezza delle acque: intorno i terreni sono asciutti. La varietà che il M. chiama acqua non diversifica dalla precedente che per la quantità dell’acqua e per la varietà della vegetazione che vi cresce: l’acqua vi è alta qualche decimetro e le piante che vi crescono sono giunchi, paviera ecc., piante che vengono utilizzate variamente, poiché oltre ad un uso industriale, servono anche come strame da letto per gli armenti. La palude è quella che veramente medita tale nome: l’acqua è tanta da alimentare le piante che vogliono o vivere del tutto entro l’elemento liquido o che hanno foglie e fiori che d’estate riposano sulla superficie delle acque, come le ninfee, gli aloe, e nell’inverno si ritirano tutte nel fondo. È questo il luogo dove crescono le canne, le quali hanno bisogno che le loro radici siano sempre immerse nelle acque, diversamente esse inaridirebbero. Il fondo di palude à più acqua ancora della palude: difficilmente esso resta asciutto, e per la sua profondità non permette una vegetazione nè tollera che le canne vi crescano. Questa distinzione, benché non abbia fondamento scientifico, perclxè basata sulla minore o maggiore presenza delle acque, che è un particolare, ad ogni modo appare non bizzarra, ma ragionata, con motivi che possono essere anche sufficienti. In fondo il M. dice che le paludi, che nascono per le cause che dirà poi, per la loro profondità, e quindi per la loro breve o continua durata, si ripartiscono in quattro varietà; perciò possiamo credere che egli non voglia basare la classificazione o, meglio, l’elenco delle varietà su criteri del tutto esterni e non morfologici. - 226 -