MARIO LONGHENA marcie, del modo di porsi in battaglia, della maniera di assediare una piazza, della difesa che fanno i Turchi nelle piazze, e dell’armata navale dei Turchi sia sul mare che sul Danubio. E qui ha fine il seguirsi dei capitoli trattanti soggetti diversi della vasta materia, poi viene un capitolo di sintesi ed un’appendice in cui si elenca e quel che l’impero turco à perso a Car-lowitz e le aggiunte di perdite fatte a Passarowitz. Il capitolo di sintesi è importante perchè in fondo esso ci svela anche il segreto pensiero che anima il M. nella trattazione dell’opera. Egli dice con ordine ciò che via via ha illustrato nei vari gruppi di capitoli: la storia lontana dei Turchi, la storia più vicina di essi sino al maggior ingrandimento raggiunto con Maometto IV, le ragioni intime, legislative, militari e politiche che fecero così grande quest’impero, poi la decadenza. Ora è questo sopra tutto che vuole mettere in evidenza e che le nazioni d’Europa par che si ostinino a negare. I Turchi furono grandi e potenti; ora non lo sono più; sì che gli « statuti militari » per sè degni di considerazione, non devono più suscitare quell’impressione che un tempo destarono. Ecco il fine principale: una visione completa di questo popolo per mostrare che ebbe momenti di grandezza e che ora à perso assai; e perciò in fondo nello scrittore è la persuasione che l’opera sua distruggerà un pregiudizio radicato da una realtà passata. Ed eccoci all’appendice. Molte perdite furono fatte dal Turco con la pace di Carlowitz, perdite che andarono a vantaggio special-mente dell’impero d’Austria e di Venezia, poiché quello ebbe l’Ungheria, tranne il banato di Temesvar, la Tran-silvania, la Scliiavonia, eccetto l’angolo estremo verso - 208 -