CONTE L. F. MARSILI sua esperienza personale, della sua osservazione attenta, della sua capacità a cogliere l’essenziale in mezzo alla varietà dei fatti accidentali, ciò che caratterizza da quel che è contorno. Il turco lo à avuto di fronte nelle battaglie, à sofferto nella prigionia le sue crudeltà, lo à visto nella tranquillità della pace, a Costantinopoli, à discusso con lui nelle lunghe conversazioni che ànno preceduto la pace di Carlowitz. E chi meglio di lui poteva comprendere questo popolo? Ma per di più il M., come sapeva vedere fra le cose della natura le cause vere e separarle dalle apparenti, così anche gli animi sapeva frugarli in guisa da non confondere ciò che era segno particolare della natura individua da quello che era carattere della razza, indice di un modo di pensare esteso a tutt’una gente, nota profonda di animi e di coscienze. Si può non lodarne la prosa un po’ dura ed inelegante, si possono i periodi considerare come rozzamente fabbricati, ma il pensiero è preciso e profondo, vero e ponderato: il M. è un forte conoscitore di cose e di uomini e del pari le une e gli altri rende con penna che solo più dovrebbe essere temprata all’arte del descrivere o del narrare. Due capitoli sulle monete e sui pesi e le misure, che possono interessare, introducono l’altro capitolo, che è il decimo, sulla mercatura e sul traffico dei Turchi. Nè questo nè quella sono trascurate nello stato ottomano, anzi la Porta dà ad essi tutta l’assistenza che può, non aggravando le merci di dazi, ■ mantenendo le strade sicure e provvedendole di ponti. E qui non solo esamina i prodotti che dànno i vari paesi, ond’è formato l’impero, ed i prodotti delle industrie che in esso fioriscono, ma anche le importazioni 205 -