CONTE L. £. MArSÌLI a trattare con un avversario dai mille accorgimenti e dalle sottigliezze più raffinate. Ma il M. con la sua arte riesce ad eliminare ogni ragione di dissidio fra gli alleati, i dissidi sorgono non appena si incomincia a discutere, pur fra quelli che un’anima unica dovrebbe guidare; i Polacchi ed i Russi — così ci dice il Marsili — come quelli a cui erano interessi non collimanti con quelli dell’impero, tentano di tirar in lungo le cose, i Veneziani poiché i Turchi hanno per essi un odio superiore a quello che li anima contro tutti gli altri infedeli, trovano maggiore difficoltà degli altri a vedere appagati i loro desideri. Infine tutti questi hanno di contro la infida politica ottomana che sa tutte le vie coperte ed adopera tutti i mezzi per riuscire nello scopo. Per quanto da parte di tutti i plenipotenziari si tenessero gli occhi aperti davanti alle proposte turche e si cercasse in ogni atteggiamento dei Turchi una nascosta ragione ed un fine recondito, pure, se non ci fosse stato il Marsili, pratico dei luoghi, più di una volta il Congresso dei plenipotenziari sarebbe stato tratto in inganno. I Turchi tentavano di ridurre al minimo le concessioni, eludendo la norma quasi messa a fondamento del-Vuti possidetis ita possideatis, e poiché i primi a trattare con i Turchi — così s’era stabilito di pieno accordo —-, furono gli Austriaci ed a questi, dopo qualche tentativo, avevano finito di concedere in conformità dei loro desideri, così continuando nei loro sforzi di non obbedire alla formula premessa, i Turchi insistettero nel ricusare a Venezia quello che essa aveva diritto di pretendere. Al rappresentante suo Venezia non aveva dato pie- - 51 -